A cosa prestate ascolto in questi giorni?
Fate anche voi parte di quel foltissimo gruppo che analizza con interesse da entomologo ogni dettaglio di ciò che viene detto dai politici? Per una virgola in più del Corriere della sera su una frase di Renzi, si sono spesi centinaia di tweet. A che pro?
Cercavo stamattina il colorificio che è a pochi metri da casa mia, un negozio che è lì da sempre. Ho percorso la strada più e più volte, sicura di non ricordarne bene la posizione: no. Ha chiuso mi dice la portinaia.
Stesso destino per la ragazza che 3 anni fa aveva aperto un piccolo negozio di parrucchiere. E’ tutto in saldo anche nel negozio di casalinghi: chiudiamo, mi dice la proprietaria. Milano come non l’avevamo mai vista: i negozi vengono chiusi e abbandonati, sulle vetrine si accumula la polvere per giorni e settimane e mentre ci passi di fronte, una dopo l’altra, assisti alla resa del Paese.
Mai come in questi giorni la cronaca racconta la vita quella vera, meglio di mille analisi politiche.
Avete letto del giovane imprenditore umbro che ha fatto fuoco su due incolpevoli impiegate prima di sucidarsi? e di quell’altro imprenditore, più anziano, anche lui suicida dopo avere ucciso la moglie, oberato dai debiti?
O di quell’uomo al sud, disperato perché non ce la faceva più ad assistere solo le due sorelle gravemente disabili?. Si comprende il paese leggendo queste storie, si palpa con mano il dolore che non pare avere vie di uscita. Perché è questa sensazione che “oramai non c’è più nulla da fare “ che va combattuta. Oltre alla terribile crisi economica è la solitudine nella difficoltà, la tragedia che ci appare più grande.
C’era, e non so se c’è ancora, un Ministro della Coesione Sociale che dovrebbe ora, subito pianificare misure adeguate.
Non si può lasciare sola una persona con pochissimi mezzi economici a prendersi cura di due familiari disabili: chiunque ne abbia fatto l’esperienza lo sa bene. Al disagio e al dolore ciò che annienta è la consapevolezza dell’impotenza: ed è questo sentimento ciò che uccide oggi.
Impotente si deve essere sentito l’anziano che ha prima tolto la vita alla sua compagna e poi a sé stesso a causa della sua umanissima disperazione di fronte ad un dolore oramai ingestibile.
E in molte/i abbiamo pensato al bel film di Michael Haneke “Amour” che racconta proprio la stessa tristissima storia. Ma il cinema è un divertissement intellettuale. Qui trattasi di vita che riguarda il corpo e anche la carne. E allora, chissà perché, diventa retorico parlarne.
Ma io invece ne voglio trattare perché queste umane tragedie non diventino la norma e noi ci si abitui. “Oramai cosa si può fare” mi chiedeva un sedicenne mesi fa in una scuola.
E cosa si può fare anche di fronte all’ennesima tragedia che coinvolge Napoli e che pare non avere fine.
Osservo i politici ai dibattiti televisivi e le loro facce non recano traccia della capacità di farsi carico di questo dolore. Facce senza carattere dove per carattere intendiamo “tutto il vissuto che ha plasmato la nostra faccia”. Facce a cui non possiamo chiedere di comprendere perché paiono senza un vissuto degno di questo nome.
E dunque la solitudine è il dramma di questo momento. In una società sempre più interconnessa, le fasce deboli, giovani, anziani, ma ora anche moltissimi adulti in difficoltà, restano profondamente soli.