Sono le nostre Antigone: come l’eroina di Sofocle, sfidano lo Stato per seppellire degnamente i propri cari. Patrizia Moretti, Ilaria Cucchi, Domenica Ferrulli e Lucia Uva sono le madri, figlie e sorelle di uomini e ragazzi che tra il 2005 e il 2011, da Roma a Varese, sono incappati in fermi di polizia o sono stati messi in custodia cautelare e ne sono usciti cadaveri martoriati. A loro la Tavola della Pace di Vallebrembana e la sezione italiana di Amnesty International dedicano in occasione della festa della donna l’incontro pubblico “La forza delle donne – I nostri uomini attendono giustizia”, a San Pellegrino, in provincia di Bergamo. L’appuntamento è alle 20,45 alla sala congressi dell’hotel Bigio, dove le quattro donne si confronteranno insieme alla giornalista del Fatto Quotidiano Elisabetta Reguitti. Presenti anche Andrea Matricardi di Amnesty International e l’avvocato Fabio Anselmo che assiste le quattro donne e che con loro è tra i firmatari della petizione che chiede di introdurre nel nostro ordinamento il reato di tortura, ancora assente a 25 anni dalla ratificazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura.
Tra gli organizzatori dell’iniziativa di stasera c’è Sonia Locatelli, segretaria della Tavola della Pace e insegnante. “Devo insegnare ai miei ragazzi a fidarsi delle forze dell’ordine, non ad averne paura. Hanno diritti e doveri come tutti noi. Quello che è successo a queste donne – afferma Sonia – può succedere a tutti. Non volevamo che si sentissero isolate. Volevamo far loro sentire la vicinanza della gente comune”. Di solidarietà, del resto, queste donne hanno più che mai bisogno, bersaglio, come sono, di attacchi pubblici da più parti. Tra gli affronti più recenti c’è quello subito da Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, il geometra di 31 anni che nel 2009 morì nel reparto penitenziario dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Ilaria, candidata alle ultime elezioni nella lista Ingroia, è stata accusata dal senatore Carlo Giovanardi di sfruttare politicamente la tragedia del fratello.
Oltraggiata anche Stefania Moretti, mamma di Federico Aldrovandi, quando, all’uscita del tribunale di sorveglianza di Bologna, il sindacato di polizia Sap ha applaudito Enzo Pontani, uno dei 4 agenti – mai espulsi dalla Polizia – che assassinarono il diciottenne durante un fermo a Ferrara. Era il 2005 e da allora ci sono stati nuovi “casi Aldrovandi”.
Nel 2008 Giuseppe Uva, 43 anni, è morto all’ospedale di Varese, dove era stato portato dopo un fermo. La sorella Lucia vuole fare luce anche sulle tracce di sangue anale rinvenute sul cadavere. L’anno dopo è stata la volta di Stefano Cucchi e nel 2011, durante un controllo di una volante, a Milano, è morto Michele Ferrulli, 51 anni, il cui pestaggio da parte degli agenti che lo avevano ammanettato è stato registrato col cellulare da un testimone. A vigilare sul raggiungimento di una verità processuale c’è la figlia Domenica, ospite all’incontro di stasera. Per Elisabetta Reguitti, che condurrà il dibattito, “sarà un 8 marzo speciale, per ricordare le battaglie di civiltà e verità condotte da queste quattro donne, accomunate dall’aver perso i propri cari a seguito del comportamento disonorevole da parte di uomini dello Stato”.