Il 12 marzo inizierà il conclave che eleggerà il 266esimo Vescovo di Roma, il successore di Benedetto XVI. Lo hanno deciso, oggi pomeriggio, i porporati, elettori e non, riuniti in Vaticano per le congregazioni generali che si tengono quotidianamente durante la Sede Vacante, prima dell’inizio della clausura nella Cappella Sistina. La mattina del 12 marzo, nella Basilica Vaticana, sarà celebrata la Messa di inizio conclave (pro eligendo Romano Pontifice) che sarà presieduta dal cardinale decano Angelo Sodano. Nel pomeriggio, invece, i porporati elettori entreranno nella Cappella Sistina sotto la guida del 79enne cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi, che in conclave svolgerà le funzioni del decano del Collegio Cardinalizio in quanto sia Sodano sia il suo vice Roger Etchegaray hanno superato la fatidica soglia degli ottanta anni, perdendo così il diritto di eleggere il Papa. La fumata bianca, secondo le più rosee previsioni, considerando anche la storia degli ultimi conclavi, dovrebbe arrivare il 13 o al massimo il 14 marzo.
Saranno 115 i cardinali elettori che saranno chiamati, nel segreto della Cappella Sistina, a eleggere il nuovo Papa. Hanno rinunciato, infatti, a esercitare il diritto di voto gli arcivescovi emeriti di Jakarta, Julius Riyadi Darmaatmadja, malato e con gravi problemi di vista, e di Saint Andrews ed Edinburgo, Keith Michael Patrick O’Brien, che ha fatto il mea culpa per la sua condotta sessuale. Si replicherà così lo stesso numero di votanti del 2005 quando, dopo appena ventiquattro ore, la fumata bianca annunciò al mondo l’elezione di Joseph Ratzinger. E per diventare Papa, anche questa volta, saranno necessari 77 voti.
Nella Cappella Sistina, lontano da occhi indiscreti, ci saranno anche due porporati ottantenni grazie a una norma approvata da Giovanni Paolo II nel 1996 che prevede che essi per essere esclusi dal loro ruolo di elettori del vescovo di Roma non debbano aver compiuto la fatidica età prima del giorno della morte del Pontefice o di quello in cui la Sede Apostolica resti vacante. Nel 2013 la data che segna questo spartiacque è il 28 febbraio, come deciso dal Papa tedesco. A fare le spese di questa norma è, invece, il cardinale ucraino Lubomyr Husar che ha compiuto ottant’anni il 26 febbraio, 48 ore prima della fine del regno di Benedetto XVI. Salvi, invece, i suoi coetanei Walter Kasper, tedesco come Ratzinger, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e Serverino Poletto, Arcivescovo emerito di Torino. Il primo ha festeggiato martedì scorso il fatidico compleanno. Il secondo, invece, spegnerà le candeline sulla torta il 18 marzo.
Si dice che quando si forma subito una maggioranza plebiscitaria attorno alla figura di un cardinale in conclave vuol dire che il suo sarà un pontificato di transizione. È il caso di Albino Luciani, giunto nella Sistina dal Patriarcato di Venezia, che, stando alle confidenze dei porporati dell’epoca, ottenne oltre cento voti. Ma Karol Wojtyla, poche settimane dopo, ne ebbe solo qualcuno di meno e il suo non fu certo un pontificato di transizione. Per Ratzinger sono bastate soltanto quattro votazioni per la fumata bianca, che era stata già sfiorata al terzo scrutinio, nel secondo giorno di conclave. Fu un’elezione velocissima che consegnò al mondo quell’immagine di unità della Chiesa post wojtyliana che Ratzinger ha chiesto anche questa volta. Nell’ultima omelia da Papa, infatti, Benedetto XVI non ha mancato di far risuonare nella Basilica Vaticana la sua condanna delle “colpe contro l’unità della Chiesa e le divisioni nel corpo ecclesiale”. Il messaggio ai cardinali elettori è chiaro: fate presto a eleggere il mio successore e siategli fedeli, testimoniando al mondo unità. La cronaca delle prossime settimane ci dirà se questo appello sarà accolto oppure no.
Il conclave del 2013 sarà regolato dalla costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”, approvata da Giovanni Paolo II nel 1996, con le modifiche apportate da Benedetto XVI nel 2007 e nel 2013. Questo, infatti, sarà il primo conclave in cui per eleggere il Papa serviranno sempre i due terzi dei suffragi. Ratzinger ha abolito la norma che prevedeva, a partire dalla trentaquattresima votazione, di poter procedere a un’elezione con la sola maggioranza assoluta dei suffragi o a un ballottaggio tra i due nomi che nello scrutinio immediatamente precedente avevano avuto il maggior numero di voti esigendo, anche in questa seconda ipotesi, che per la fumata bianca fosse necessaria soltanto la maggioranza assoluta. Se si dovesse procedere a un ballottaggio “avranno voce passiva soltanto i due nomi che nel precedente scrutinio avevano ottenuto il maggior numero di voti, né si potrà recedere dalla disposizione che per la valida elezione, anche in questi scrutini, è richiesta la maggioranza qualificata di almeno due terzi di suffragi dei cardinali presenti e votanti. In queste votazioni, i due nomi che hanno voce passiva non hanno voce attiva”.