L'esito del controllo condotto da via Nazionale sulla controllata di Veneto Banca, che avrà un "impatto negativo" sui conti dell’esercizio, ha portato i vertici dell'istituto a rinviare il cda sul bilancio. In profondo rosso l'istituto marchigiano
Le ispezioni di Bankitalia fanno luce sui problemi di Banca Marche e Banca Intermobiliare, controllata di Veneto Banca. Il pressing di via Nazionale per migliorare la copertura dei crediti problematici e rafforzare i bilanci bancari miete nuove vittime. In particolare Banca Marche ha preannunciato, in vista dell’approvazione del bilancio giovedì prossimo, una perdita tra i 450 e i 500 milioni. Mentre Banca Intermobiliare ha rinviato l’approvazione dei conti al 26 marzo per quantificare l’“impatto negativo” dei rilievi della Vigilanza.
Il maxi-rosso della banca marchigiana, circa 300 sportelli e 3.000 dipendenti in Italia centrale, arriva sulla spinta di Via Nazionale ad adeguare gli accantonamenti sui crediti, concessi negli scorsi anni con generosità a un settore immobiliare ora in crisi. “Abbiamo voluto recepire tutte le osservazioni della vigilanza” ha detto il direttore generale, Luciano Goffi, che allo scopo ha deciso di rinviare di una settimana del bilancio.
Per far fronte alle sofferenze, Banca Marche ha previsto un miliardo di euro di accantonamenti così da portare la copertura dei rischi “in linea con le banche più solide del sistema”. La perdita imporrà all’istituto, che la scorsa estate ha avvicendato il direttore generale, Massimo Bianconi, autore di operazioni immobiliari finite nel mirino di Bankitalia, di procedere a una nuova ricapitalizzazione fino a 250 milioni, dopo che già un anno fa le Fondazioni azioniste e gli oltre 40 mila piccoli soci avevano dovuto iniettarne 180.
La scure di Bankitalia si è abbattuta anche sulla Bim. I “rilievi mossi” da via Nazionale, che ha comunicato alla banca l’esito dell’ispezione lo scorso 26 febbraio, “hanno in particolar modo riguardato l’adeguatezza degli accantonamenti effettuati alla data del 30 giugno 2012 su posizioni di credito ad andamento anomalo garantiti da beni immobili e la valutazione di alcuni immobili di proprietà anche in relazione all’attuale crisi economico-finanziaria che investe tra l’altro il settore immobiliare”.
Con l’approvazione del bilancio, prosegue il comunicato della banca torinese, “verranno definiti gli opportuni provvedimenti, alla data odierna ancora in fase di analisi e valutazione, con conseguente impatto negativo sul risultato di fine esercizio”. La Banca d’Italia ha avanzato dei rilievi sugli accantonamenti dei crediti e sulla valutazione di alcuni immobili dell’istituto, osservazioni che avranno un “impatto negativo” sui conti dell’esercizio. L’esito dei controlli ha portato i vertici di Banca Immobiliare a rinviare il consiglio di amministrazione sul bilancio al 26 marzo.
Le misure che verranno adottate consentiranno quindi di “rifocalizzare la mission dell’istituto sul core business per garantirne la futura redditività in un contesto di perdurante stabilità patrimoniale”. Veneto Banca, che ha messo le mani su Banca Intermobiliare nel 2010, è stata multata recentemente dalla Consob per “frequenti riprofilature della clientela che, in un significativo numero di casi, sono risultate strettamente funzionali a rendere adeguata un’operazione altrimenti non coerente con il profilo dell’investitore”.
Banca Marche e Bim sono due dei 20 istituti ispezionati da Bankitalia per verificare l’adeguatezza degli accantonamenti sui crediti e valutare gli attivi immobiliari. Già il Banco Popolare ha annunciato una perdita di 330 milioni, dovuta alle rettifiche di crediti per 650 milioni nel suo portafoglio e in quello della partecipata Agos Ducato. Carige, stretta nella tenaglia della Consob e di Via Nazionale, varerà un rafforzamento patrimoniale da 800 milioni. Un aumento degli accantonamenti è stati registrato da Bnl e Cariparma, le controllate italiane di Bnp Paribas e Credit Agricole.
La prossima settimana toccherà ai big bancari (con l’eccezione di Mps) alzare il velo sui conti: il maggior grado di copertura di crediti dubbi di Intesa e Unicredit (per cui il consensus prevede comunque 2,2 miliardi di rettifiche nel trimestre) dovrebbe evitare una stretta troppo dolorosa.