Un’intensità dolente attraversa le canzoni di questo Fear, Lies and Collapsing Comets, il nuovo album dei Recs of the Flesh, una vecchia conoscenza per chi bazzica questo blog da qualche tempo, band sarda nata nel 2004 e formata da Sara Melis alle tastiere, Massimo Usai voce e chitarra, Federico Loche al basso e Edoardo Musiu alla batteria . Con un itinerario tortuoso e affascinante, che ingloba ed elabora elementi che vanno dal Metal al Dark, dall’Ambient all’Industrial al Punk apocalittico, ‘Fear, Lies and Collapsing Comets’ è un disco che è il risultato di in una profonda riflessione su quelle che sono alcune delle ossessioni dell’uomo, oggi, e che procurano una sensazione incipiente di armageddon, sospinta dai media che ci sommergono con profezie di devastazioni e apocalissi. “Originariamente – ci dice Massimo Usai, il frontman della band – la data di uscita era fissata per il 22 dicembre 2012, avrebbe dovuto essere uno scherzo ironico sulla tanto attesa ‘fine del mondo’, predetta dai Maya. Poi, una serie di ritardi nel mix ci ha costretti a optare per il 15 febbraio, e quel giorno si è verificato lo schianto di uno sciame di asteroidi negli Urali. Coincidenze?”.
Questo disco può esser considerato la continuazione ideale del vostro album precedente “The Threat Remains and is very Real”. Ritenete, ormai, di aver trovato la giusta dimensione?
La giusta dimensione è qualcosa che ci siamo conquistati in anni di messa a punto di uno stile personale. Chi ha ascoltato il disco afferma che quel che colpisce di questo disco è il mix di generi estremamente interessante, condito da un feeling New Wave che lo rende ascoltabile a rotazione, una zona al confine fra orecchiabile e deragliante. Ed è proprio quel risultato che intendevamo raggiungere assieme a una line up tutta nostrana, a sottolineare la natura interamente DIY – do it yourself, autoprodotto – e locale del progetto.
Infatti la vostra è una formazione ormai stabilizzata.
Già. Dopo l’esperienza dei primi due dischi a cui abbiamo lavorato insieme con musicisti stranieri, finalmente abbiamo conseguito la totale Sardità. Io e Sara siamo tornati in Sardegna alla fine del 2010 dopo un periodo praghese, con Federico ed Edoardo formiamo quello che per me è un dream team composto da persone umanamente straordinarie nonché appassionate e molto competenti. Sono orgoglioso di poter suonare al loro fianco e sono davvero felice che la nostra performance insieme, su disco e dal vivo, ci abbia fatto raggiungere il livello a cui siamo ora. Per me è un sogno che si avvera.
Mi spiegate come mai, secondo voi, il rock italiano, seppur cantato in inglese è così difficile da esportare?
Trovo che alcuni risultati di rilievo ci siano stati, penso ad esempio ai Lacuna Coil e a tutto quello che hanno meritatamente riscosso in Usa, sfortunatamente rappresentano forse una eccezione che conferma la regola. Per come la vedo io nemo profeta in patria, e di conseguenza, senza un supporto locale intenso, arrivare all’estero non è proprio alla portata di tutti. Ma bisogna crederci e sbattersi il più possibile, bisogna ripeterselo sempre: la musica non ha confini. Non va dimenticato, poi, che i gruppi che hanno stabilito i canoni del genere sono storicamente di origine anglo-americana, dunque il rock risulta una forma d’arte importata in Italia e quindi ancora in via di elaborazione nel nostro paese.
Vi è mai capitato di commentare i giudizi di sedicenti esperti del settore secondo cui la musica e il rock in generale, sono morti?
Neil Young lo dice da tempo, “Rock and Roll will never die” e secondo noi ha ragione da vendere. Forse gli spazi vanno progressivamente restringendosi, forse emergere sarà sempre più complicato, ma fin quando ci sarà la voglia di scrivere qualcosa che si conficchi nelle orecchie dell’ascoltatore questa musica non morirà mai. Crediamo tenacemente nella possibilità di innovare, che arrivare ad apporre una propria ‘impronta’ sonora sul materiale da incidere sia l’obiettivo da prefiggersi nel momento in cui si mette mano a uno strumento. Per quanto esigui, gli spazi esistono, c’è solo da perseverare.
Come pensate di promuovere il disco?
Le nuove canzoni ci piacciono molto per questo non vediamo l’ora di raggiungere il maggior numero di orecchie possibile. Speriamo che coloro i quali gradiranno la nostra proposta vorranno condividerla coi loro amici, e con gli amici dei loro amici. Nella speranza di un imminente tour europeo, invitiamo tutti sulla nostra pagina Facebook e ringraziamo di cuore chi sta prestando orecchio… this one’s for you. Vive Le Rock!