In questo post, Marco Pagani (che scrive di solito su Ecoblog) ci segnala un nuovo sintomo del degrado dell’ecosistema terrestre: il declino degli squali causato dalla pesca eccessiva.
Ogni anno gli squali uccidono circa 4-5 esseri umani in tutto il pianeta. Ogni anno gli umani uccidono circa 100 milioni di squali in tutti i mari. Per colpa dell’eccesso di pesca, le 200 specie di pescecani che nuotano nei mari da oltre 400 milioni di anni, sono a rischio di estinzione.
Il grafico in alto ci dà un’idea di cosa succederebbe se nei prossimi 50 anni continuassero i ritmi di sfruttamento attuali, con una mortalità stimata in 7,9% all’anno e una natalita che non supera il 4,9% (1). Gli squali impiegano molto tempo a raggiungere la maturità sessuale (anche 18 anni nelle specie più grandi) e quindi il loro tasso di riproduzione rimane piuttosto basso.
La massa media degli squali catturati è intorno ai 17 kg, quindi vengono pescati anche esemplari piuttosti piccoli.
Il 40% delle catture è finalizzato al solo recupero delle pinne, utilizzate per preparare la ben nota zuppa, considerata un piatto raffinato nella gastronomia cinese. Con il crescere della ricchezza delle comunità cinesi nel mondo, la ricerca di questo status symbol da 100 dollari al piatto ha raggiunto oggi livelli insostenibili.
La maggior parte delle morti è però dovuto a catture accidentali, ovvero danni collaterali della devastante pratica della pesca a strascico.
Pur contribuendo in modo trascurabile alla nutrizione dell’umanità (secondo la FAO il pesce fornisce in media solo il 6% delle proteine a livello mondiale), gli assurdi livelli di pesca degli ultimi decenni stanno decimando gli stock ittici. Mangiare meno pesce vuol dire salvaguardare l’ecosistema marino, squali e balene compresi.
(1) Le stime di natalità, mortalità e popolazione nell’anno 2000 sono contenute nel citato articolo di Worm su Marine Policy.»