Il procuratore della Corte dei conti altoatesina rinuncia alle inchieste sul governatore dopo avere presentato contro questi una denuncia per diffamazione. Schuelmers denunciò a febbraio ingerenze del Quirinale sulle sue inchieste ed è oggi indagato per calunnia e offesa al capo dello Stato
Il procuratore della Corte dei conti di Bolzano Robert Schulmers ha deciso di rinunciare alle inchieste da lui condotte nei confronti del governatore altoatesino Luis Durnwalder. Schulmers ha deciso di spogliarsi dei fascicoli dopo avere presentato un esposto in procura per diffamazione contro Durnwalder per alcune affermazioni del presidente sul magistrato. Schulmers è attualmente indagato dalla Procura di Roma per calunnia e offesa al Capo dello Stato dopo la denuncia di ingerenze da parte del Colle proprio nella sua gestione delle inchieste sul governatore altoatesino.
Lo stesso Schulmers ha depositato un esposto alla procura di Bolzano, per abuso d’ufficio per presunte ingerenze nei confronti del presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino. Presentato un esposto anche contro il Pg Salvatore Nottola. Nella ricostruzione di Schulmers sarebbe stato Giampaolino – in un incontro del 29 giugno del 2012 – a consigliargli di andarci piano con Durnwalder: “Giampaolino mi ha chiesto – nelle mie funzioni di Procuratore regionale – di stare più tranquillo nei confronti dei vertici politico-istituzionali della Provincia autonoma di Bolzano, ‘altrimenti questi ci distruggono’”.
Solo il 26 febbraio di quest’anno la vicenda diventa pubblica, quando lo stesso magistrato contabile racconta la situazione in una mail indirizzata al presidente dell’Associazione nazionale magistrati contabili Tommaso Miele. La mail, letta dai 400 magistrati contabili della mailing list, recita nell’oggetto “ingerenze indebite a Bolzano”. Il 28 febbraio Nottola risponde: è tutto falso. Il primo marzo Schulmers invia una seconda mail durissima e il 3 marzo Il Fatto pubblica il carteggio. L’ultima tappa, fino ad ora arriva il 5 marzo, quando Schulmers viene iscritto nel registro degli indagati per calunnia e offesa al capo dello Stato, reati per cui rischia fino a 11 anni di carcere.