“I pronostici dei vaticanisti non si avverano mai”. È quanto sostiene, in queste ultime ore di preconclave, il vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli. A dispetto di ogni scaramanzia, però, i pronostici e le scommesse dei bookmakers internazionali abbondano alla vigilia dell’ingresso dei 115 cardinali elettori nella clausura della Cappella Sistina e di Casa Santa Marta, l’albergo vaticano dove risiederanno i porporati durante le votazioni. In pole position c’è Angelo Scola, il 71enne Arcivescovo di Milano, già Patriarca di Venezia, esponente di punta di Comunione e Liberazione, movimento fondato da don Luigi Giussani. Se fosse eletto sarebbe il primo Papa italiano dopo 35 anni, ovvero dopo i regni del polacco Karol Wojtyla e del tedesco Joseph Ratzinger. Gli altri candidati italiani sono meno forti di Scola, in termini di voti ovviamente. I loro nomi sono: Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e uomo forte del cardinale Camillo Ruini. Al secondo posto della classifica del toto Papa di queste ore c’è il francocanadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, che sembra essere il candidato ideale di Benedetto XVI.
A perdere quota in questi ultimi giorni sono stati i cardinali statunitensi che portano in conclave due papabili abbastanza forti: il cappuccino arcivescovo di Boston Sean Patrick O’Malley, autore di una grande opera di pulizia dopo lo scandalo dei preti pedofili che ha travolto nel 2002 la sua diocesi all’epoca guidata dal cardinale Bernard Francis Law, e l’arcivescovo di New York Timothy Michael Dolan. Quest’ultimo sembra aver guadagnato un po’ di terreno in queste poche ore che precedono l’extra omnes, il fuori tutti, e l’inizio vero e proprio delle votazioni nella Cappella Sistina.
Dall’America latina arrivano due candidati forti entrambi brasiliani: l’arcivescovo di San Paolo Odilo Pedro Scherer (nella foto), dato per favorito insieme a Scola, e João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Quest’ultimo è considerato il vero e proprio outsider del conclave 2013, ma non per questo meno favorito alla successione di Benedetto XVI. Con l’elezione di un brasiliano si replicherebbe quanto successo con Ratzinger nel 2005 quando, nel suo primo viaggio internazionale, ritornò nella sua terra natale per la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia. Il nuovo Papa, infatti, è atteso a Rio de Janeiro per la Gmg che si terrà dal 23 al 28 luglio prossimi. Diminuiscono, invece, notevolmente le speranze dei filippini che puntano all’elezione dell’arcivescovo di Manila, il giovanissimo cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, considerato dagli osservatori troppo debole per affrontare la Curia romana post Vatileaks con il dossier sulle fughe dei documenti di Ratzinger, redatto dai tre cardinali “007” Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi. Chiudono la classifica del toto Papa due cardinali del vecchio continente: l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, ex alunno di Ratzinger, e l’arcivescovo di Budapest, Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa. La domanda di queste ore è una sola: ci sarà una sorpresa come quella di Wojtyla nel 1978 oppure tutto andrà a finire secondo copione come con Ratzinger nel 2005? Ovvero il 266esimo Vescovo di Roma sarà uno dei “cardinali di razza” su cui puntano gli scommettitori internazionali o un outsider che emergerà dopo le prime votazioni nella Cappella Sistina? Fino all'”Habemus Papam” c’è ancora tempo per scommettere.