Nell’esercizio delle sue delicatissime e strategiche funzioni di equilibrio e garanzia dell’indirizzo politico costituzionale, e in particolare nell’assegnazione dell’incarico a formare il governo, il presidente della Repubblica è chiamato a tenere conto in modo preciso dei sentimenti espressi dal corpo elettorale. Alle ultime elezioni italiane tali sentimenti possono essere sintetizzati, seguendo in questo l’analisi dell’Economist, in due punti: ripudio del sistema dei partiti e ripudio dell’austerità.
L’affermazione del Movimento Cinque Stelle, che costituisce l’evento principale di tale elezioni, ci fornisce oggi l’occasione storica per procedere in modo rapido e deciso su una serie di terreni:
1. liquidazione definitiva dell’anomalia berlusconiana e affossamento del suo blocco sociale di riferimento che è cresciuto e si è consolidato nell’illegalità diffusa, varando leggi precise in tema di conflitto d’interessi, lotta senza quartiere alla mafia e all’evasione fiscale, annullamento delle situazioni di monopolio ed oligopolio illegittime;
2. riforma elettorale proporzionale che garantisca l’elementare principio democratico “una testa un voto” e leggi severe per impedire la lottizzazione partitica in ogni settore, ridimensionamento dei privilegi dei parlamentari e tetto massimo di retribuzioni per tutti i funzionari e manager pubblici o privati, seguendo il recente esempio della Svizzera;
3. ridiscussione del debito estero e del rapporto con l’Europa, lanciando un’inchiesta di massa sull’indebitamento e tagliando ali e unghie alla speculazione finanziaria;
4. garanzia dei diritti dei lavoratori ma anche dei disoccupati, tramite in particolare l’introduzione del reddito di cittadinanza, da finanziare mediante drastica riduzione dei privilegi, delle grandi opere inutili e delle spese militari;
5. annullamento delle grandi opere inutili, a cominciare dal TAV e delle spese militari inutili a cominciare dagli F-35.
Su questi cinque temi vanno a mio avviso accolti pienamente i venti sacrosanti punti enunciati dal Movimento Cinque Stelle, che vanno integrati con altri di grande urgenza, come la concessione della cittadinanza ai migranti stabiliti in Italia, l’asilo e misure per lo svuotamento delle carceri mediante abolizione delle leggi Fini-Giovanardi, Bossi-Fini e Cirielli che le hanno riempite di disperati di scarsa o nulla nocività sociale, lasciando ingiustamente a piede libero molti veri criminali, ivi compresi i cosiddetti “colletti bianchi”.
E’ quindi necessario non gettare al vento tale occasione. Bisogna al tempo stesso tener conto della giusta preoccupazione, espressa da Beppe Grillo, da Casaleggio e da gran parte del loro movimento, di non impantanarsi in un rapporto che potrebbe rivelarsi frustrante con il sistema dei partiti, andando alla formalizzazione di un accordo con il Pd.
La soluzione a questo dilemma apparentemente insolubile è in realtà facile. Affidare la guida del governo a una personalità indicata dal Movimento Cinque Stelle ma dotata al tempo stesso dei requisiti di indipendenza e competenza necessari a realizzare il programma di cui sopra.
Ai partiti, a cominciare dal Pd, considerati giustamente responsabili dell’attuale situazione di crisi che vive il Paese, va imposto un passo indietro e un periodo di sana lontananza dal potere politico.
Chi potrebbe essere tale personalità? Come ho indicato più volte, ce ne sono varie, sia di competenza specifica che generale. Non sembri settario, visto che sono stato candidato di Rivoluzione Civile, indicare una figura come quella di Antonio Ingroia, che secondo me si pone alla giuntura ideale fra le istanze di fondo avanzate dal Movimento Cinque Stelle e le migliori energie presenti, nonostante tutto, nel Pd-Sel. Il fatto che Rivoluzione Civile non abbia ottenuto un buon risultato alle recenti elezioni non dovrebbe costituire un ostacolo in questo senso date le caratteristiche di garanzia sia politica che tecnica che verrebbe ad assumere la figura di Ingroia a prescindere dai voti presi dalla sua formazione.
Se Napolitano vuole salvare questa legislatura neonata si assuma le sue responsabilità incaricando una personalità di questo tipo che può realizzare l’autentico e radicale programma di rinnovamento di cui la democrazia italiana ha bisogno per sopravvivere. Altrimenti siamo condannati a sopravvivere a fatica in attesa di un Renzi e di un D’Alema o chissà chi altro, rimedi con ogni evidenza peggiori dei mali e destinati in ogni caso a perpetuarli condannando la democrazia e la società italiana a una lunga agonia.