Un messaggio chiaro che è arrivato quasi come premessa del pontificato che si aprirà dopo la vicenda Vatileaks che molti, nella Curia romana, sperano sia conclusa e sepolta. Ma sulla scrivania del prossimo Papa c’è ancora il dossier redatto dai tre cardinali “007”, Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi.
Collegialità e unità ai primi punti dell’agenda del nuovo Papa. Lo ha detto con chiarezza, stamane, nella Basilica Vaticana, il cardinale decano Angelo Sodano nell’omelia della Messa di apertura del conclave (pro eligendo Romano Pontifice). “Tutti noi – ha affermato il Segretario di Stato di Giovanni Paolo II – dobbiamo collaborare a edificare l’unità della Chiesa, poiché per realizzarla è necessaria ‘la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro’ (Ef 4,16). Tutti noi, dunque, – ha sottolineato Sodano – siamo chiamati a cooperare con il Successore di Pietro, fondamento visibile di tale unità ecclesiale”. Un messaggio chiaro che è arrivato quasi come premessa del pontificato che si aprirà dopo la vicenda Vatileaks che molti, nella Curia romana, sperano sia conclusa e sepolta. Ma sulla scrivania del prossimo Papa c’è ancora il dossier redatto dai tre cardinali “007”, Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi.
Sodano, coetaneo di Joseph Ratzinger, non entrerà in conclave oggi pomeriggio insieme con i 115 cardinali elettori, avendo superato la fatidica soglia degli ottanta anni che fa perdere il diritto di votare il Papa. A lui, come decano del Collegio Cardinalizio, è toccato presiedere le dieci congregazioni generali che si sono tenute dal 4 marzo fino a ieri mattina. A lui, grazie a una revisione delle norme della Sede vacante approvata da Benedetto XVI prima di lasciare il pontificato, è toccato presiedere la Messa di apertura del conclave e tenere l’omelia sotto gli occhi dei 115 cardinali elettori, del mondo e soprattutto di Benedetto XVI collegato in diretta, attraverso la televisione, da Castel Gandolfo. Al Papa emerito, definito “amato” e “venerato”, Sodano ha rivolto “tutta la nostra gratitudine”.
E Benedetto XVI, nell’omelia del cardinale decano, è stato citato diverse volte insieme a Giovanni Paolo II e a Paolo VI, ed è stata così messa in luce la continuità del magistero dei Pontefici del post Concilio Vaticano II. È il tema dell’evangelizzazione, parola chiave del regno ratzingeriano, a scandire la riflessione di Sodano. Il decano ha ricordato che essa, secondo Benedetto XVI, “è la più alta e integrale promozione della persona umana” e che, come sottolineava Paolo VI, “l’annuncio di Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo”. Il cardinale decano ha affrontato, poi, la missione del Papa, immutata nei secoli e nei mari spesso agitati della storia. “Nel solco di questo servizio d’amore verso la Chiesa e verso l’umanità intera – ha ricordato il porporato – gli ultimi Pontefici sono stati artefici di tante iniziative benefiche anche verso i popoli e la comunità internazionale, promovendo senza sosta la giustizia e la pace. Preghiamo – ha concluso Sodano – perché il futuro Papa possa continuare quest’incessante opera a livello mondiale”.
Nella stessa occasione, otto anni fa, Ratzinger aveva pronunciato un’omelia di tenore assolutamente diverso da quella odierna di Sodano. Quello del cardinale bavarese che, dopo meno di ventiquattro ore sarebbe diventato Papa, era un testo molto più duro. “Quanti venti di dottrina – disse allora Ratzinger – abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo a un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via”. E in un altro passaggio l’allora cardinale precisò che “il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”. Per molti quest’omelia accreditò Ratzinger come unico possibile successore di Giovanni Paolo II. E oggi?