E’ l’epilogo. E’ la fine di un’epoca. E’ la caduta nella polvere di un intoccabile. Nicola Cosentino, potente deputato uscente del Pdl, venerdì varcherà la soglia del carcere. E’ un punto di non ritorno. E’ la fine dell’impunità.
Nicola Cosentino non è un prigioniero politico, non è vittima di una persecuzione orchestrata dalle toghe rosse, non è il nuovo Enzo Tortora. I profili penali contestati a Nicola Cosentino – in questi anni – sono molto gravi anzi gravissimi. Nel corso delle indagini e dei due processi che si stanno celebrando presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere stanno emergendo inquietanti legami e intrecci tra camorra, politica, classe dirigente e imprenditoria. L’arresto di Cosentino rappresenta un segnale forte per quella parte di Paese, la stragrande maggioranza, che rispetta le regole e che desidera vedere in Parlamento persone oneste dalla faccia e dalle mani pulite.
Per chi ha avuto modo di incrociare, in questi giorni, Nicola Cosentino lo descrive come di un uomo molto amareggiato e umanamente deluso dai tanti che gli hanno voltato le spalle. Addirittura pare abbia manifestato ai vertici del Pdl Denis Verdini e Fabrizio Cicchito la sua preoccupazione e incredulità di passare dall’aula di Montecitorio alla cella di un carcere. Le ultime ore da uomo libero, Nick ‘o mericano le sta trascorrendo con la sua famiglia e i suoi parenti.
Inutile cercarlo o contattarlo non risponde praticamente a nessuno. E Cosentino è solo il primo della lista. Se l’ex senatore Pdl Sergio De Gregorio, la gola profonda che ha inguaiato Silvio Berlusconi sulla compravendita dei parlamentari, è serenamente destinato a finire ai domiciliari, stesso destino si prepara a vivere Vincenzo Nespoli, parlamentare uscente e ex sindaco di Afragola. Non è finita. Qualche problema, per la verità più di uno, si addensa anche sul capo di Amedeo Laboccetta, deputato Pdl, trombato alle ultime consultazioni e in rapporti d’affari con l’imprenditore latitante Francesco Corallo, re delle slot machine. C’è poi l’incognita del riconfermato deputato Pdl Luigi Cesaro conosciuto come Giggino ‘a purpetta, sempre in bilico per un’inchiesta su politica e camorra ormai in dirittura d’arrivo. Lo scenario è tetro.
Il vento comincia a soffiare forte. La trincea dell’immunità parlamentare è saltata definitivamente. I mammasantissimi sono stretti all’angolo. Sembrano topolini impazziti. Non sanno dove scappare. Già pare di sentire il megafono gracchiante: “Attenzione, attenzione. Siete circondati, arrendetevi. Non fate gesti inconsulti, collaborate”. E’ l’agonia lenta di un sistema di potere. Nessuno garantisce più nessuno. La disperazione è disperazione. L’adunata sediziosa davanti al Tribunale di Milano di deputati e senatori del Pdl ne è un fulgido esempio. Non si sa dove sbattere la testa. Le scialuppe di salvataggio sono finite. Il Titanic affonda. C’è già chi si agita e giura di fare i nomi per non finire sommerso ma salvato. Lui, no. Il senatore Marcello Dell’Utri da vero uomo d’onore (senza ironie) non ha battuto ciglio di fronte alla non ricandidatura e si dice pronto – più che altro mantenendo il silenzio – nell’espiare la pena in carcere.