Un reportage esclusivo del prestigioso quotidiano britannico The Times annuncia oggi sulle sue backpages (le pagine sportive dei quotidiani inglesi che si sfogliano al contrario da sinistra verso destra) l’imminente creazione di una superlega per i grandi club europei. Una vecchia idea del G-14 del calcio continentale (l’associazione che raccoglieva i club più titolati, attiva dal 200 al 2008 e che oggi è confluita nell’ECA) che non andrebbe necessariamente a sostituire la Champions e i campionati nazionali, né tanto meno si disputerebbe in Europa, ma in Qatar ogni due estati. Tanto che The Times titola a tutta pagina ‘Gli sceicchi sconvolgono il mondo del calcio’, e con due articoli dei suoi migliori giornalisti sportivi presenta tutti i particolari della nuova Dream Football League 2015, che dovrebbe essere ufficializzata il mese prossimo.

Organizzata dalla Qatar Sport Investment già proprietaria del Paris Saint-Germain e con le mani in pasta in mezzo calcio europeo, anche tramite lucrative sponsorizzazioni come quella stipulata con il Barcellona, la competizione si dovrebbe giocare ogni due anni a partire dal 2015, in modo da non sovrapporsi con i Mondiali e gli Europei. Si disputerà in Qatar e nei limitrofi emirati del Golfo Persico, nei fantascientifici stadi con aria condizionata che ospiteranno i discussi Mondiali del 2022, e prevede la partecipazione di 24 squadre: 16 fisse, tra cui Manchester United, Manchester City, Arsenal, Chelsea, Bayern Monaco, Real Madrid, Barcellona, ​​Juventus, Milan, Inter e Paris Saint-Germain (tutti club che avrebbero già dato il loro benestare al progetto), più altre 8 squadre a rotazione.

Il budget a disposizione è enorme, e a ogni squadra sarà assicurata una quota di oltre 200 milioni per ogni partecipazione. Una cifra fuori mercato se si pensa che il Chelsea, per aver vinto l’ultima Champions League, ha ottenuto tra premi della Uefa, diritti televisivi e sponsorizzazioni, poco più di 80 milioni. Tutto questo grazie alla ricchezza di un fondo sovrano gestito dall’emiro Al-Thani, che tramite il gas e l’acquisto di prestigiosi marchi europei si presenta come il nuovo referente politico mediorientale dell’Europa, e alle agevolazioni fiscali di cui potrebbero beneficiare i calciatori nei due mesi in cui risiederebbero nel Golfo. Il torneo potrà partire solo se la Fifa e l’Uefa accetteranno la proposta, dato che è severamente proibito per le società affiliate disputare tornei o anche singole partite che non siano sotto l’egida delle due federazioni. Una notizia che merita la prima pagina del prestigioso quotidiano britannico e che, fosse vera, sarebbe destinata a sconvolgere il mondo del calcio.

Se non fosse che potrebbe essere tutto uno scherzo. La notizia era infatti già apparsa domenica scorsa sulle pagine della rivista satirica Cahiers du Football che ha ribadito oggi trattarsi di burla, inventata di sana pianta. Da parte sua Oliver Kay, l’autorevole editorialista del Times che ha presentato lo scoop, sostiene di non avere mai letto la rivista francese, e che le informazioni in suo possesso sono verificate: il campionato dei sogni si farà. Che sia un’incredibile beffa in cui The Times è caduto con entrambi i piedi o no, la vicenda presenta alcuni punti da non sottovalutare. Con il calcio europeo in crisi e in costante perdita, che per il solo 2011 la Commissione di vigilanza dell’Uefa ha scritto che ammontano a 1.7 miliardi, molte società rimangono a galla solo grazie alle iniezioni di denaro degli sceicchi.

Abituati a organizzare competizioni e tornei sul loro suolo, dal tennis al golf, alla Formula 1, gli emiri utilizzano lo sport come grimaldello per entrare nei salotti buoni della finanza europea e per presentare alle telecamere, per almeno una settimana l’anno, una facciata di paese dove regna il benessere e la democrazia, nascondendo fuoricampo le continue repressioni del dissenso. Tanto a loro non dispiacerebbe l’organizzazione di un torneo del genere, quanto i grandi club europei non vedono l’ora di disfarsi del fardello delle mutualità e della divisione collettive dei diritti televisivi per giocare solamente tra di loro. Alla fine potrebbero avere ragione quelli di Cahiers du Football, quando oggi hanno detto: “Chiediamo scusa se a Doha hanno trovato il nostro gioco così interessante da volerlo trasformare in realtà”.

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