Il ritrovamento da parte degli inquirenti di alcuni reperti con tracce di benzina avallerebbe incredibilmente la tesi che l’incendio della Città della Scienza sia stato doloso. Verrebbe quindi meno la tesi, avanzata da talune autorità (in)competenti, che si sarebbe trattato di autocombustione dovuta al torrido caldo ferragostano di questi giorni o al solito incivile che getta il mozzicone su materie infiammabili.
Chi c’è dietro? Probabilmente una speculazione sul futuro di quelle aree, un gesto di provocazione politica, ma sicuramente anche una divergenza più di fondo, di carattere direi culturale, su quello che debba essere il futuro del nostro Paese.
Ricordo che alla Città della Scienza tenemmo, negli anni Novanta, varie riunioni di redazione della gloriosa rivista Giano, diretta dall’indimenticabile Luigi Cortesi, e nel cui Comitato direttivo sedeva Vittorio Silvestrini, che della Città della Scienza è stato, allora come oggi, l’infaticabile animatore.
Di fronte alla sua distruzione provo ovviamente una grande tristezza. Si è trattato con ogni evidenza di un atto politico. Chiunque siano stati gli esecutori materiali non è certo casuale che tale atto sia avvenuto in un territorio dove la malavita organizzata svolge da tempo un ruolo importante. La camorra, come la mafia e la ndrangheta, è diretta da persone dotate di una loro precisa intelligenza strategica. Il momento dell’attentato è stato scelto proprio all’indomani delle ultime elezioni, che ci hanno consegnato il quadro di un’Italia spaccata, dove avanzano le forze del cambiamento ma quelle della reazione, forti della compravendita dei voti e della corruzione di massa, si asserragliano a difesa dei loro privilegi e del loro modello di sottosviluppo basato sul gioco d’azzardo e sulla prostituzione non solo e non tanto dei corpi.
Il mondo della ricerca e della scienza è già duramente provato dai tagli imposti dalle scelte a livello europeo, dalle insulse normative e dalle false meritocrazie (ANVUR), attività che hanno visto in prima linea i recenti governi Berlusconi e Monti. Ecco ora scendere in campo anche gli incendiari della camorra, per distruggere ogni possibile alternativa a questo modello di sottosviluppo e condannare tutto il nostro Paese, e in particolare i giovani, a un futuro di ignoranza, ignavia e ignominia.
Tutto questo in una città, come Napoli, con i noti gravissimi problemi strutturali ma che ha anche una tradizione scientifica di primo piano. Come ricorda il mio amico Enrico Alleva, accademico dei Lincei e dirigente dell’Istituto superiore di sanità, “Napoli ha segnato la storia del pensiero europeo (e non solo)” e si chiede “Quando sarà rimesso in sesto il luogo dove ci riunivamo per riflettere coralmente sul futuro dell’innovazione nazionale ed europea, con un deciso accento su un progetto scientifico innovativo per il Meridione italiano?”. Occorre reagire in fretta, seguendo le indicazioni del sindaco De Magistris e delle migliaia di napoletani che hanno manifestato dopo l’incendio!
Perché la scienza, anche se è difficile farlo capire alla nostra classe dirigente economica composta in maggioranza da gretti bottegai opportunisti capaci solo di sfruttare la forza-lavoro e le occasioni di arricchimento qualsivoglia, costituisce la principale forza produttiva. Una forza produttiva, fra l’altro, che risiede in un organo collettivo, che, parafrasando la citazione marxiana, definirei “general intellect” sociale-Una risorsa che gli immondi politicanti che ci hanno governato finora hanno fatto di tutto per affossare, costringendo i giovani a partire o ad accettare lavori umilianti, precari e dequalificati.
Il general intellect sociale va invece rilanciato e potenziato, in ossequio al preciso principio costituzionale di cui all’art. 33, e nell’interesse del Paese, specie in un momento come quello attuale. Al suo consolidamento e sviluppo va finalizzato il reddito di cittadinanza per giovani e disoccupati. Tale reddito infatti va collegato ad effettive attività di formazione e conoscenza consolidando la pletora dei precari attivi nella ricerca e nell’istruzione e introducendo nuove forme di ricerca collettiva che segnino avanzamenti nell’acquisizione di conoscenze.
Su di un disegno di questo tipo potrebbero convergere le migliori energie presenti nel Parlamento e nel Paese, dal Movimento Cinque Stelle alla sinistra a settori consistenti del centrosinistra. Promuovere la ricerca e la scienza costituisce il miglior antidoto alla crisi e potrebbe rappresentare la base del rinnovamento politico, sociale e culturale dell’Italia. Ci sono forze reazionarie, che fanno capo alla malavita organizzata e non solo ad essa, che hanno tutto l’interesse a bloccare questo rinnovamento. Per questo bruciano le città della scienza…