Altro giallo nella crisi greca. E se la troika avesse, anche solo per un momento, sbagliato i conti? E se le analisi e le previsioni dei rappresentanti di Bce, Ue e Fmi non corrispondessero completamente al vero? Al centro dell’Egeo in queste ore si sta insinuando un dubbio. Oggi la commissione europea prende posizione ufficiale e dice che “le riforme che hanno avuto luogo in Grecia hanno superato i risultati attesi”. Secondo il commissario Olli Rehn “il messaggio complessivo è positivo, ma c’è ancora molto lavoro da fare”. Lasciando intendere che la dose di 2,8 miliardi di euro di marzo potrebbe essere erogata anche senza una missione della troika. Quest’ultima è impegnata da tre giorni ad Atene in vertici sfiancanti, che ieri si sono bruscamente interrotti con governo in fibrillazione. Ieri si pensava che l’ultimo, con il premier Samaras, fosse decisivo. Invece la doccia fredda: troika pronta ad andare via e tornare fra tre settimane se il governo non dirà sì al licenziamento da subito di 25mila dipendenti. Il nodo è sempre lo stesso. La maggioranza non ha il coraggio di accettare per il timore di nuove pulsioni sociali, la troika non cede. E la Commissione europea interviene.
Una schizofrenia che porta a una nota ufficiale a seguito dell’analisi redatta dal centro studi dell’Alpha Bank, secondo cui “la troika è posseduta da ossessioni” dal momento che il Paese stupisce i partner dell’eurozona e i mercati con buone prestazioni in materia fiscale e di riforme strutturali, così come sostiene il rapporto dell’OCSE, secondo cui la Grecia è il paese con il progresso più impressionante in tutte le aree di regolazione. Però ciò non è sufficiente a fare alzare il pollice ai rappresentanti di Bce, Fmi e Ue. Di qui la protesta della banca ellenica. Ma non è tutto. Il portavoce del commissario finlandese, Simon O ‘Connor, ha sottolineato che il programma di aggiustamento greco è ampio, in particolare per quanto riguarda le grandi riforme strutturali e deve essere valutato tenendo in considerazione le sfide affrontate dalla Grecia allorquando il programma è stato avviato. Ha aggiunto che la missione della troika in Grecia si è fermata per consentire agli amministratori ellenici di applicare il memorandum in loco e ha sottolineato che la squadra dovrebbe tornare ad Atene all’inizio di aprile. Per quanto riguarda il nodo rappresentato della liquidità ha osservato che la nuova tranche di 2,8 miliardi di euro di marzo potrebbe essere erogata senza una missione della troika in Grecia. E ha spiegato che le autorità greche stanno lavorando per soddisfare questi due requisiti fissati.
Invece ad Atene l’aria è un’altra: al Megaro Maximos dove si è svolto l’ultimo vertice i visi erano tirati, come nei giorni critici dello scorso autunno. Secondo la stampa ellenica si è esplicitato pienamente il divario che separa le due parti. Allo stesso tempo per la troika appare evidente la mancanza di preparazione sul lato greco, con tutto quello che ciò comporta. Ovvero i rischi di un nuovo ritiro di denaro contante da parte dei cittadini agli sportelli bancari, la disoccupazione che tocca il 26% sfondano record su record, la coalizione anomala di governo che vacilla. Il clima nel governo greco è pesante, pare che gli emissari della troika abbiano mosso precisi appunti ad alcuni ministri sullo stato delle riforme, come il dossier privatizzazioni il cui ente preposto (il Taiped) ha registrato la terza defaillance in soli 12 mesi al vertice. Anche se il titolare delle finanza Iannis Stournaras dichiara a tutti che non ci sarà alcun problema.
Lo stesso premier non si aspettava questo effetto negativo sui colloqui, anzi, era convinto di mettersi in viaggio per l’eurovertice con già in tasca l’accordo con la troika. Che invece ha di nuovo preso tra le mani la matita blu per sottolineare gli errori gravi: omissioni, incongruenze e ritardi. E soprattutto la madre di tutte le criticità: quei 25mila dipendenti pubblici che la troika vorrebbe a casa già da fine mese.
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