Il 16 e 17 marzo l'associazione invita a discutere rispetto alla metamorfosi delle relazioni tra i sessi e sul rapporto tra questa variazione e il concetto di "politica". Dibattito aperto intorno ad alcuni temi chiave: violenza, autorità, risentimento, desiderio e linguaggio
Non chiamateli “femministi” perché potrebbero non gradire la definizione. Non che siano lontani dalle istanze di chi si batte per i diritti e l’autodeterminazione delle donne. Anzi. E’ che stanno cercando un loro modo – e quindi parole nuove – per sviluppare una riflessione critica sui modelli maschili dominanti e su temi quali la violenza, la paternità, il desiderio, i rapporti tra i generi. Sono gli uomini di “Maschile plurale” che hanno deciso di riunirsi per la prima volta nel 2007, quando hanno scritto un testo contro la violenza sulle donne.
Da allora hanno fatto diverse attività in giro per l’Italia: si sono messi in rete con altri gruppi di uomini, hanno pubblicato libri, organizzato incontri e formazione nelle scuole. Adesso, a distanza di 6 anni, hanno deciso che è arrivato il momento di fare il punto della situazione. Per questo hanno organizzato il convegno dal titolo “Mio fratello è figlio unico. Cosa cambia se cambiano i desideri degli uomini?” in programma il 16 e 17 marzo nei locali dello Scup di Roma, in via Nola 5.
Ma chi sono questi uomini che si interrogano su temi ancora tabù per il panorama italiano? “Siamo studiosi, giornalisti, padri, insegnanti, operatori che lavorano con gli uomini maltrattanti – spiega Alberto Leiss del coordinamento di Maschile plurale – Alcuni di noi hanno iniziato a fare politica negli anni ’60 e ’70, altri sono più giovani. Nel corso del tempo abbiamo fatto molte attività in giro per l’Italia e ci sembra che stia crescendo una nuova consapevolezza riguardo al genere anche se c’è ancora molto da fare. Questo convegno sarà l’occasione per fare il punto della situazione e per capire anche quali sono i diversi approcci all’interno del movimento”.
Gli attivisti di Maschile plurale non sono gli unici nel mondo ad interrogarsi sulle tematiche che riguardano la mascolinità. Nel Nord Europa la mascolinità è inserita all’interno dei dibattiti istituzionali: esistono pubblicazioni accademiche e gruppi politici che si confrontano su temi come la violenza, la paternità, il potere. Una delle conferenze più importanti, che ha riunito politici (anche ministri) ed esperti da Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Islanda, Inghilterra, Stati Uniti e Canada è stata organizzata lo scorso maggio a Oslo.
“Alcuni di noi si confrontano con le realtà degli altri Paesi – dice Leiss – ma restiamo comunque molto ancorati a quel che accade sul territorio italiano che ha una serie di peculiarità che non possiamo ignorare. Tra queste la violenza contro le donne. Uno dei nodi che affronteremo riguarderà proprio questo problema: per contrastarla è necessario mettere in discussione il nostro immaginario, le nostre aspettative e proiezioni nelle relazioni con le donne e con gli altri uomini. Oggi sentiamo il bisogno di andare oltre la denuncia della violenza e delle sue radici e costruire un percorso in grado di dare voce al desiderio di cambiamento di noi uomini”. Gli altri temi centrali del seminario saranno quelli dell’autorità, del risentimento, del desiderio e della trasformazione, del linguaggio e della relazione.