Dopo due semafori verdi, in questo blog, su reddito di cittadinanza e Fiscal Compact, veniamo a un tema chiave della proposta politica M5S, ovvero lo sviluppo della rete Internet e, più in generale, dei servizi integrati di comunicazione elettronica, rispettto ai quali, com’é noto, l’Italia si pone sotto la media europea.
Nel manifesto M5S si propone: (1) accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano; (2) Copertura completa dell’Adsl a livello di territorio nazionale; (3) statalizzazione della dorsale telefonica con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia e l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi a ogni operatore telefonico; (4) introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso alla Rete; (5) eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento alla rete fissa; (6) allineamento immediato delle tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quelle europee.
La proposta Pd riguarda non solo la rete ma una serie di politiche, anche dal lato della domanda e della Pubblica Amministrazione, cui rimandiamo. Concentrandoci invece sulle idee che riguardano lo sviluppo delle reti di comunicazione elettronica, il Pd ha proposto (a) il riutilizzo delle infrastrutture esistenti, attraverso l’istituzione del “Catasto del sottosuolo”; (b) la realizzazione di infrastrutture in fibra ottica; Sostenere in Europa l’ampliamento del Fondo “Connecting Europe Facility”; (c) l’utilizzo della la tecnologia satellitare, sul modello dell programma Digital France; (d) la riservare di un fondo, pari ad almeno 3 miliardi di euro nella prossima programmazione dei fondi europei 2014 – 2020 (sia i fondi di coesione sia quelli del programma Horizon 2020) , per portare connettività in fibra a quei servizi universali come la scuola e le strutture sanitarie.
A livello generale, può riscontrarsi una convergenza media tra le due proposte, in relazione allo sviluppo della copertura digitale italiana. Entrambe le proposte sono tuttavia silenti in merito a quattro temi centrali e interdipendenti: quale modello di rete a banda larga per l’Italia? Come finanziarlo? Come assicurare meccanismi concorrenziali? Come superare il ditigal divide in un virtuoso coordinamento tra rete fissa e mobile?
Il programma M5S appare oggi tecnologicamente superato laddove si riferisce all’Adsl e non alla fibra ottica (nei centri urbani), mentre appare più concreto laddove (sebbene con esclusivo riferimento al Wimax che è solo una delle possibili tecnologie) sembra porsi il tema delll’uso complementare della banda larga mobile per la copertura delle zone a digital divide. Dal canto suo la proposta del Ps individua qualche (limitatissima) risorsa finanziaria e pone il tema della valorizzazione dell’esistente (attraverso il catasto delle reti). Ma quale rete nazionale intendiamo realizzare? Quali incentivi dare agli operatori per realizzarle?
Il M5S sembra individuare un modello possibile nel riacquisto delle rete Telecom da parte di un soggetto terzo e pubblico che poi rivende servizi di accesso ai concorrenti a condizioni di mercato. L’errore, tuttavia, sta nel riferirsi alle dorsali (unico esempio di ‘mercato’ competitivo in Italia) e non all’ultimo miglio, cioé ai collegamenti in rame fino al palazzo (tecnologica FTTC) o alla casa dell’utente (tecnologia FTTH). Il dibattito odierno riguarda, invece, proprio la posa di fibra ottica a quel livello di architettura di rete. In questo caso, anche ove si riacquistasse la rete in rame da Telecom Italia, occorrerebbe un piano per sostituire il rame con la fibra per poi rivenderla agli operatori. Il tema è: deve farlo un soggetto terzo pubblico?Un soggetto terzo pubblico-privato o un soggetto terzo privato? Gli esempi internazionali non mancano e tutti hanno dei pro e dei contro. C’è anche chi sostiene che, con un buon piano di incentivi, si può lasciare al mercato la scelta delle tecnologie e delle aree nele quali investire, risparmiando cosi qualche decina di miliardi di risorse finanziarie (che anche se non “pubbliche” – come nel caso di un finanziamento della cassa Depositi e Prestiti – potrebebro esser destinate ad altri usi). Su questa scelta politica, entrambi i programmi sono silenti, ma non vi è ragione per la quale dalla convergenza sugli obiettivi non si possa poi selezionare il modello ritenuto più adatto. E’ un tema di confronto parlamentare.
A esser sinceri, appare ingenua la proposta del M5S dell’accesso gratuito alla rete (solita confusione del free access tra accesso libero e accesso gratuito) per i cittadini italiani (peraltro meglio sarebbe ad ogni domiciliato sul territorio nazionale), nonché l’eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento alla rete fissa: è noto che ogni ricavo in meno su una componente viene poi ribaltato agli utenti da parte degli operatori e, d’altra parte, qualcuno quei costi deve sostenerli. Più interessante è invece la proposta di avere, comunque, un allineamento dei prezzi finali e all’ingrosso alla media europea. E’ vero che il criterio del benchmarking è spesso utilizzato dalle Authorities nel fissare i prezzi, ma è anche vero che sulle tlc siamo purtroppo sistematicamente sopra I nostri vicini europei.
Peraltro resta sullo sfondo proprio il ruolo delle Authorities. Come diremo in un altro post dedicato al tema della concorrenza, il programma M5S intende eliminare le authorities ‘ma anche’ i monopoli. Personalmente la ritengo una contraddizione in termini. Riformare le authorities, sotto vari punti di vista, è un tema importante che va accompagnato al ridisegno delle politiche industriali. Ma difficile eliminare i monopoli senza le authorities, a meno di avere monopoli pubblici. Ma su questo, finiremmo per perdere quel poco di buono che la concorrenza ha portato nelle nostre tlc.
Il semaforo è giallo: intenzioni comuni, ma occorre declinare proposte concrete convergenti. di di Antonio Nicita