Ripenso alle immagini del 1993 in cui in una Valle dei Templi stracolma di gente Papa Giovanni Paolo II lanciava il proprio monito nei confronti dei mafiosi responsabili delle stragi di Capaci e via D’Amelio intimando loro di convertirsi. «Una volta verrà il giudizio di Dio»: erano state queste le parole del Papa nei confronti dei boss di Cosa nostra che in un tutta risposta, a detta del pentito Francesco Marino Mannoia, ordinarono i due attentati alla basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro. Non l’avevano presa bene i mafiosi siciliani visto che, sempre considerando ciò che ha raccontato Mannoia, Licio Gelli investiva i soldi dei corleonesi guidati da Totò Riina nella banca del Vaticano che garantiva loro investimenti e discrezione.
E non posso fare a meno di ripercorrere mentalmente le parole scritte da Vincenzo Calcara, pentito di Cosa nostra che aveva il compito di uccidere Paolo Borsellino, in un memoriale inviato e pubblicato dal fratello Salvatore Borsellino in cui racconta del coinvolgimento della mafia siciliana nell’attentato a Giovanni Paolo II nel maggio del 1981 e dei legami tra mafia, ‘ndrangheta e Vaticano. Calcara afferma di essere stato incaricato dal massone Michele Lucchese, a suo dire in contatto con il Vaticano tramite monsignor Marcinkus, di prelevare da Piazza San Pietro un turco armato da un uomo di nome Antonov, legato a sua volta a Cosa nostra e alla mafia Bulgara. Insieme al turco, prelevato in Piazza San Pietro, e ad altri due mafiosi, Calcara si sarebbe poi recato a Paderno Dugnano, a casa di Lucchese, dove venne ucciso il turco stesso.
Ogni volta che rileggo queste dichiarazioni mi domando quanto ci sia di vero. E d’altronde se i recenti scandali all’interno del Vaticano fanno pendere la bilancia verso le dichiarazioni dei pentiti, dall’altra parte non possiamo dimenticare le figure che hanno dato la propria vita nella lotta contro la mafia come don Pino Puglisi o don Peppe Diana, per non parlare delle figure oggi esistenti di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, o di don Aniello Manganiello, il famoso “prete anticamorra” che hanno trasformato il proprio servizio evangelico in vero e proprio servizio civile contro le mafie.
E allora mentre già le ombre calano sul nuovo Papa con le accuse di collusione con il regime argentino, c’è una cosa che deve incominciare ad essere prioritaria per la Chiesa, così come per ogni governo, e questa è la lotta alla mafia che non può essere demandata soltanto all’impegno di parroci nei singoli territori martoriati dalla criminalità organizzata, ma deve essere denunciata dai più alti livelli di ogni Istituzione. Credenti o meno, conosciamo tutti la grande influenza politica che ha un Papa nei confronti dei propri fedeli. Denunci le collusioni interne ed inviti con forza a fare altrettanto ad ogni livello clericale. Se davvero la Chiesa vuole incominciare ad essere più aperta e all’avanguardia incominci con ciò che essenziale per ogni luogo di potere: la trasparenza
Massimo Brugnone
Studente, blogger, attivista antimafia
Giustizia & Impunità - 16 Marzo 2013
Papa Francesco denunci le collusioni interne alla Chiesa
Ripenso alle immagini del 1993 in cui in una Valle dei Templi stracolma di gente Papa Giovanni Paolo II lanciava il proprio monito nei confronti dei mafiosi responsabili delle stragi di Capaci e via D’Amelio intimando loro di convertirsi. «Una volta verrà il giudizio di Dio»: erano state queste le parole del Papa nei confronti dei boss di Cosa nostra che in un tutta risposta, a detta del pentito Francesco Marino Mannoia, ordinarono i due attentati alla basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro. Non l’avevano presa bene i mafiosi siciliani visto che, sempre considerando ciò che ha raccontato Mannoia, Licio Gelli investiva i soldi dei corleonesi guidati da Totò Riina nella banca del Vaticano che garantiva loro investimenti e discrezione.
E non posso fare a meno di ripercorrere mentalmente le parole scritte da Vincenzo Calcara, pentito di Cosa nostra che aveva il compito di uccidere Paolo Borsellino, in un memoriale inviato e pubblicato dal fratello Salvatore Borsellino in cui racconta del coinvolgimento della mafia siciliana nell’attentato a Giovanni Paolo II nel maggio del 1981 e dei legami tra mafia, ‘ndrangheta e Vaticano. Calcara afferma di essere stato incaricato dal massone Michele Lucchese, a suo dire in contatto con il Vaticano tramite monsignor Marcinkus, di prelevare da Piazza San Pietro un turco armato da un uomo di nome Antonov, legato a sua volta a Cosa nostra e alla mafia Bulgara. Insieme al turco, prelevato in Piazza San Pietro, e ad altri due mafiosi, Calcara si sarebbe poi recato a Paderno Dugnano, a casa di Lucchese, dove venne ucciso il turco stesso.
Ogni volta che rileggo queste dichiarazioni mi domando quanto ci sia di vero. E d’altronde se i recenti scandali all’interno del Vaticano fanno pendere la bilancia verso le dichiarazioni dei pentiti, dall’altra parte non possiamo dimenticare le figure che hanno dato la propria vita nella lotta contro la mafia come don Pino Puglisi o don Peppe Diana, per non parlare delle figure oggi esistenti di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, o di don Aniello Manganiello, il famoso “prete anticamorra” che hanno trasformato il proprio servizio evangelico in vero e proprio servizio civile contro le mafie.
E allora mentre già le ombre calano sul nuovo Papa con le accuse di collusione con il regime argentino, c’è una cosa che deve incominciare ad essere prioritaria per la Chiesa, così come per ogni governo, e questa è la lotta alla mafia che non può essere demandata soltanto all’impegno di parroci nei singoli territori martoriati dalla criminalità organizzata, ma deve essere denunciata dai più alti livelli di ogni Istituzione. Credenti o meno, conosciamo tutti la grande influenza politica che ha un Papa nei confronti dei propri fedeli. Denunci le collusioni interne ed inviti con forza a fare altrettanto ad ogni livello clericale. Se davvero la Chiesa vuole incominciare ad essere più aperta e all’avanguardia incominci con ciò che essenziale per ogni luogo di potere: la trasparenza
LA REPUBBLICA DELLE STRAGI
di Autori vari 14€ AcquistaArticolo Precedente
Napoli, 7 anni a ex direttore della biblioteca Girolamini: furono rubati 1500 libri
Articolo Successivo
Processo Mediaset, “Berlusconi in Senato sì al legittimo impedimento”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Starmer chiede “pressioni su Putin” e annuncia una “riunione militare” dei Paesi ‘volenterosi’. Meloni: “L’Italia non invierà truppe. Lavoriamo con Ue e Usa”
Mondo
Attacco Usa su larga scala contro lo Yemen controllato dagli Houthi. “È anche un avvertimento all’Iran”
Cronaca
Manifestazione per l’Europa, “Siamo 50mila”. In piazza bandiere Ue, arcobaleno e “Bella ciao”. Dalla difesa comune al riarmo: le parole
Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.
(Adnkronos) - Gli attacchi - ordinati secondo quanto riferito dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump - hanno colpito radar, difese aeree e sistemi missilistici e di droni. Secondo il Times, l'obiettivo è riaprire le rotte di navigazione nel Mar Rosso che sono state minacciate dagli attacchi degli Houthi alle navi israeliane.