Come il parroco del mondo. Così Papa Francesco si è presentato, stamane, nella piccola Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, “la parrocchia del Papa” come la definì nel 1978 Giovanni Paolo II, per celebrare la Messa domenicale. Qualcuno lo aveva sussurrato subito dopo l’elezione: Jorge Mario Bergoglio non ama le chiese grandi e fastose, ma quelle piccole e spoglie. Sant’Anna è un piccolo scrigno d’arte, ma è talmente piccola che il parroco agostiniano ha dovuto litigare con molti fedeli abituali che non hanno trovato posto, stamane, in chiesa. Papa Francesco, infatti, ha voluto incontrare i bambini del catechismo con i loro genitori e gli operatori pastorali.
Con il neo Pontefice hanno concelebrato i cardinali Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, e Prosper Grech, il porporato che ha tenuto la meditazione nella Cappella Sistina subito dopo l’extra omnes, agostiniano come i religiosi a cui è affidata la Parrocchia di Sant’Anna. E’ stato il tema della misericordia, definita da Francesco “il messaggio più forte del Signore”, a dominare la brevissima e intensa omelia del Papa, fatta a braccio dall’ambone, il leggio dove si proclamano le letture della Messa, e non stando seduto sulla cattedra. “Anche noi – ha detto il Papa commentando il Vangelo dell’adultera – da una parte vogliamo sentire Gesù e dall’altra ci piace bastonare e condannare gli altri”.
Ad ascoltarlo, tra gli altri, c’erano il fratello e la madre di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa misteriosamente nel 1983. Entrambi hanno salutato Francesco al termine della celebrazione. Da diverso tempo Pietro Orlandi chiedeva insistentemente a Benedetto XVI di rivolgere un appello, in uno dei suoi Angelus, per la vicenda della sorella. Ragioni diplomatiche avevano sempre convinto il Vaticano a non accogliere questa richiesta, come testimoniato anche da uno dei documenti pubblicati nel libro di Gianluigi Nuzzi Sua Santità. Francesco, inoltre, ha presentato ai fedeli presenti un sacerdote della sua diocesi di Buenos Aires che svolge il suo apostolato con i ragazzi di strada e i tossicodipendenti.
Poi, fuori dalla chiesa, ancora avvolta dalle impalcature dei lavori di restauro, come ogni buon parroco del mondo, Francesco si è fermato a salutare tutti coloro che hanno partecipato alla sua Messa. L’abbraccio forte e caloroso ha sostituito il protocollare baciamano. Il Papa ha, poi, varcato i confini del Vaticano, per salutare tutti coloro che si erano assiepati dalle prime ore del mattino fuori dall’ingresso di Porta Sant’Anna. Bergoglio ha dato anche un rapido sguardo alla targa che ricorda Clemente XIV, il Papa che abolì la Compagnia di Gesù. Ieri mattina, nell’udienza ai giornalisti che hanno seguito il conclave, il primo Pontefice gesuita della storia della Chiesa aveva svelato che qualche cardinale, subito dopo l’elezione, gli aveva suggerito di chiamarsi proprio Clemente per vendicarsi del suo predecessore. Nel posto di controllo delle Guardie Svizzere, di fronte la parrocchia vaticana, la foto di Benedetto XVI appesa alla parete è già stata sostituita con quella di Francesco.