Il primo cittadino ammette il momento di difficoltà, ma punta sulla bontà di alcune scelte fatte e rilancia la sua proposta amministrativa: "Dovevo aprire di più alle forze sane e democratiche della città. Adesso è il momento di allargare, unire e ripartire. Le future giunte mi ringrazieranno"
“Siamo quasi al giro di boa, ora c’è bisogno di rafforzare la squadra e di una riorganizzazione complessiva che riguardi non solo la giunta, ma anche il Comune, le partecipate, il Consiglio comunale, i cittadini, le organizzazioni, i sindacati. Insomma, c’è bisogno di un patto per Napoli”. Felpa azzurra di ordinanza, I-Pad con cover rigorosamente arancione su cui scorrono le ultime notizie, dalla sua stanza di Palazzo San Giacomo con vista sul porto, Luigi De Magistris prova a tracciare un bilancio dei primi due anni di mandato. Archiviata l’esperienza di Rivoluzione Civile (“Il mio intento era di portare in Parlamento qualcuno che ci desse davvero una mano, perché come città siamo stati abbandonati”), nel momento forse più difficile da quando è alla guida del Comune, per il sindaco ex pm è il tempo della riflessione e, soprattutto, della critica.
Prima alla squadra di governo, in vista dell’imminente rimpasto: “Quello che più è mancato finora è il passaggio dalla volontà politica all’attuazione delle idee dell’amministrazione. E questo è dipeso, tra l’altro, anche dalla inadeguatezza di alcuni componenti della giunta che non sono riusciti a tenere il passo che oggi la città di Napoli deve avere. E’ tempo allora di fare un ulteriore salto di qualità: è quello che chiede la città, che vuole una squadra all’altezza del sindaco che ha eletto”. Poi anche a sé stesso: “Dovevo aprire di più alle forze sane e democratiche della città. Adesso è il momento di allargare, unire e ripartire”.
Meglio tardi che mai, penserà chi due anni fa aveva sperato che con la nuova amministrazione ci fosse spazio per assemblee di popolo e democrazia partecipativa. “Devo essere sincero, si deve fare di più. Ma su questo punto stiamo provando a recuperare, e abbiamo già ripreso il lavoro delle consulte, un modo per ascoltare i cittadini, ma anche per responsabilizzarli”. E magari anche per provare a recuperare quel consenso popolare che negli ultimi tempi sembra essersi notevolmente affievolito. “Molti napoletani mi avevano visto e mi vedono ancora come un sindaco con una funzione quasi salvifica e messianica e questo non va bene in assoluto, perché il sindaco non è San Gennaro e non può da solo risolvere i problemi. E’ fisiologico che nel momento più difficile la delusione si scarichi su chi amministra la città, ma per me quella è la delusione di chi è convinto che questo sindaco le cose le possa fare. E’ una delusione che va recuperata nel momento in cui si risolvono i problemi”.
Problemi che, oggi, sono legati soprattutto all’ordinaria amministrazione: dallo stato pietoso in cui versano le strade, ai trasporti pubblici di fatto quasi inesistenti, all’edilizia scolastica fatiscente. “Settori dove siamo in sofferenza e in cui non siamo riusciti a migliorare la situazione rispetto alle precedenti amministrazioni. Ma lì c’è bisogno di risorse che, per ora, non ci sono: durante il mio mandato Napoli ha registrato il suo peggior momento dal punto di vista economico-finanziario, eppure abbiamo fatto enormi passi avanti nel processo democratico, nella trasparenza, nella democrazia, nell’ambito dei diritti civili, su temi importanti come l’acqua pubblica, senza dimenticare il nuovo modo di intendere la mobilità con il Lungomare liberato, ma anche con le Zone a Traffico Limitato. E senza soldi siamo riusciti a ripulire le strade dalla monnezza, rilanciando l’immagine della città in Italia e nel mondo e migliorando la vivibilità. Stesso discorso che vale per la Coppa America e per la pista ciclabile, una sfida quasi antropologica per una città dove fino a qualche tempo fa si pensava che non si potesse andare in bici come nelle altre parti del mondo”.
Meglio poter andare in bici o sopravvivere alle voragini che si aprono ogni giorno in città? “Si tratta di cose diverse, con fonti di finanziamento diverse. Nel caso della Coppa America arrivano dall’Europa, mentre per quel che riguarda la pista ciclabile erano già bloccate e destinate a quell’opera. Insomma, se non avessimo fatto le regate e la pista ciclabile non avremmo comunque potuto tappare neppure una buca in più”. Le cose dovrebbero cominciare a migliorare con l’arrivo della prima tranche del prestito del fondo di rotazione legato al piano di riequilibrio finanziario e quando, assicura De Magistris, cominceranno a vedersi i risultati della riorganizzazione della macchina comunale avviata in questi due anni.
Fino ad allora, in concreto, la situazione in città resterà critica. “I soldi che arriveranno, le operazioni strutturali che abbiamo messo in campo, l’accorpamento delle partecipate, l’efficientamento, produrranno piano piano risultati. Abbiamo messo in sicurezza i conti, evitato il default senza chiudere un’azienda del Comune e senza licenziare un solo lavoratore. Quando finiremo il percorso di adesione al piano di rientro saremo un Comune virtuoso. Questo oggi il cittadino non lo vede, non può vederlo: vede la buca, ma per non avere più la buca in futuro è necessario prima mettere in sicurezza i conti. Ecco perché chi sarà sindaco di Napoli tra dieci anni ringrazierà questa amministrazione: ci sarà riconosciuto di aver pensato non solo all’oggi, ma anche al domani”.