L'accusa rivolta dalla giornalista al segretario del Popolo della Libertà mette in campo una riflessione sul ruolo del giornalista: narratore di fatti o giocatore?
È difficile dare ragione ad Angelino Alfano, perché è davvero raro che ce l’abbia. Ma, durante il programma “In mezz’ora”, Lucia Annunziata ha “toppato” clamorosamente. Definire il Pdl “impresentabile” non è certo un delitto. Anzi, visto come sono andate le cose in Italia negli ultimi vent’anni, il giudizio è comprensibile. Ma Lucia Annunziata, non era ospite di un programma non suo, chiamata a esprimere un’opinione da osservatrice della politica. Era, invece, conduttrice di uno spazio di approfondimento, padrona di casa di un talk show che può, e deve, mettere alle strette gli ospiti, ma non può, e non deve, superare certi limiti.
Il limite principale che il direttore del sito italiano dell’Huffington Post ha varcato è innanzitutto quello della buona educazione. Se invito un ospite a casa mia, anche un ospite che mi sta cordialmente sulle scatole e che non stimo, posso aprire con lui un dibattito franco e anche duro, mettendo sul tavolo le criticità, ma non posso in alcun caso approfittare del mio status di padrone di casa per esprimere un giudizio così netto e pesante.
Ripeto: il problema non è nel merito. Molti ritengono “impresentabile” il Popolo della libertà. E con cognizione di causa, per giunta. Il problema è tutto nel metodo, ed è un problema che coinvolge a 360° tutto il sistema dell’informazione in Italia.
Lo si è visto ancora una volta in queste ultime nevrotiche settimane politiche, soprattutto per quel che riguarda il trattamento riservato dai mainstream media al Movimento 5 stelle e a Beppe Grillo: molti, troppi giornalisti italiani sono tifosi, ultras di una delle squadre in campo, perdendo così di vista non l’imparzialità (che grazie al cielo non esiste, visto che tutti hanno opinioni politiche), ma l’obiettività.
Ecco, allora, che Lucia Annunziata ha dimostrato quanto sia drammatica la situazione del giornalismo di casa nostra. Avrebbe potuto incalzare Alfano su mille e mille argomenti, evidenziare le innumerevoli contraddizioni del Pdl, far risaltare con la forza dei fatti l’impresentabilità del suo interlocutore. Ha scelto, invece, di esprimere un giudizio personale, dando ancora una volta al centrodestra la possibilità di lamentarsi dell’uso fazioso della tv pubblica e di risfoderare il solito armamentario trito e ritrito di lamentazioni berlusconiane.
La stessa Annunziata si è resa conto del passo falso, e ha chiuso la trasmissione chiedendo scusa. Ecco, da una professionista con così tanta esperienza ci si aspetta più attenzione, soprattutto in una fase così delicata come quella attuale. E la gaffe deve essere un monito per tutti i giornalisti italiani, soprattutto per quelli che si occupano di politica. Si racconti il Paese a modo nostro, con le sensibilità e le idee di ciascuno, ma ricordandosi che si è cronisti e non giocatori.