Una festa, una manifestazione, un happening allegro e, si spera, tanto partecipato da colorare l’intera piazza Maggiore, cuore pulsante della città, su cui s’affacciano le tre C dei “palazzi del potere”, Comune, Chiesa, Cultura.
Una festa per chi ha fame di scuola pubblica, un grido ripetuto a chi, sordo, nasconde la testa sotto la sabbia: Partito Democratico, Sindaco, Giunta, pezzi importanti della CGIL.
Promossa dal Comitato Articolo 33, sarà di fatto l’avvio della campagna referendaria, che si concluderà con la consultazione popolare sui finanziamenti pubblici alle scuole private cattoliche, fissata per domenica 26 maggio, dalle ore 08.00 alle ore 22.00.
Gli organizzatori annunciano che il “crescentone”, ovvero il piano rialzato della piazza, “sarà rivestito di carta, dove artisti, bambine e bambini, genitori e insegnanti, cittadine e cittadini potranno tracciare pensieri, disegni, poesie, vignette e messaggi a colori”. E poi “musica, recitazione, cori e parole dedicate alla nostra scuola pubblica, comunale e statale”.
Un modo allegro, nonostante le condizioni di privazione in cui versano gli istituti pubblici, per ricordare i quasi 400 bambini che, benché sia garantito dalla Costituzione, si sono visti negare il loro diritto alla scuola pubblica. Un vero e proprio fallimento del sistema integrato pubblico-privato che il partito di maggioranza relativa si ostina cupamente a difendere.
L’obiettivo dei referendari è ambizioso e a portata di mano: arrestare il processo di impoverimento e di privatizzazione della scuola pubblica e invertirne la rotta, con una nuova stagione dei investimenti nella scuola pubblica. Per realizzarlo, è necessario che i finanziamenti alle scuole private siano interrotti e indirizzati agli istituti pubblici. La scommessa è grande, la posta in palio è questione che riguarda strettamente la vita quotidiana di tutti i cittadini.
L’appuntamento è dunque per questo sabato 23 marzo, dalle ore 15.00, in piazza Maggiore. La scuola pubblica ha bisogno di te, mio unico lettore, mia unica lettrice. Non mancare.