Davanti al rischio concreto di una sua estromissione dalle stanze dell’impunità, l’uomo di Arcore ha ordinato agli scudi umani che ha fatto eleggere, e che tutto gli devono, l’indegna gazzarra al Palazzo di Giustizia di Milano. Adesso si gioca il tutto per tutto e minaccia di mobilitare la piazza (e chissà cos’altro ancora) se tra un mese non verrà eletto al Quirinale un uomo di sua fiducia. Si permette di fare la faccia feroce perché in passato nessuno gli ha detto il fatto suo. Al massimo qualche buffetto o un monito a non farlo più. Ma lui se ne frega, ringalluzzito dall’imprevisto successo elettorale. La sua arroganza si fonda sulla certezza che non ci sarà un governo degno di questo nome e che prima o poi si tornerà alle urne. Dove conta di sbaragliare il campo contando sulle divisioni degli avversari. Purtroppo sembra che tutti lavorino per lui.
Il Fatto Quotidiano, 19 marzo 2013