La massima organizzazione del calcio mondiale ha 'bloccato' per 90 giorni il cingalese Vernon Manilal Fernando, ex braccio destro del qatariota Mohamed Bin Hammam, che nel 2011 provò a diventare presidente prima di ritirarsi il giorno prima del voto per una storia di corruzione
L’ombra della corruzione si allunga ancora una volta sulla Fifa. L’ultimo a cadere nella rete di scandali che coinvolge la massima associazione calcistica mondiale è Vernon Manilal Fernando, 63 anni dello Sri Lanka, membro del Comitato Esecutivo nonché vicepresidente dell’Asian Football Confederation (Afc), sospeso “in relazione ai procedimenti attualmente in corso nella Camera arbitrale”. La Fifa non ha reso noto quali siano le accuse nei confronti del dirigente cingalese, ma il sibillino riferimento del comunicato ufficiale rimanda a più d’una vicenda controversa del recente passato. Fernando, infatti, è stato il braccio destro del qatariota Mohamed Bin Hammam, presidente dell’Afc dal 2002 al 2011; ma, soprattutto, sfidante di Joseph Blatter per la poltrona di presidente della Fifa nel 2011. Nel corso di quella infuocata campagna elettorale, Bin Hammam fu travolto da uno scandalo che lo portò a ritirarsi il giorno prima del voto, lasciando campo libero alla rielezione (la quarta consecutiva) di Blatter. Il qatariota, insieme all’allora vicepresidente Jack Warner, fu accusato di aver tentato di comprare il voto di alcuni delegati del Concacaf (Confederation of North, Central American and Caribbean Association Football): una commissione istituita in fretta e furia da Blatter provò in via preliminare la colpevolezza di Bin Hammam, che, dopo essere stato costretto a rinunciare alla sua candidatura, fu radiato a vita nel luglio del 2011.
Fernando, avvocato e uomo di fiducia del qatariota, fece parte della spedizione in Trinidad and Tobago nel maggio del 2011, durante la quale Bin Hammam avrebbe offerto ai funzionari caraibici 40mila dollari in cambio del loro sostegno. L’inchiesta a suo carico potrebbe quindi far chiarezza sulle elezioni più discusse della storia della Fifa: Bin Hammam, infatti, si è sempre proclamato innocente, vittima di un complotto orchestrato da Blatter. Una posizione in qualche maniera rafforzata dalla decisione della Corte arbitrale dello sport, che nel luglio del 2012 ha annullato la sua squalifica, sostenendo che la Fifa non era stata in grado di provare il pagamento di tangenti, nonostante la presenza di alcune testimonianze incriminanti.
Ma dietro la sospensione di Fernando potrebbe esserci anche dell’altro. Dopo la decisione del Cas, Bin Hammam è stato nuovamente radiato a vita dalla Fifa nel dicembre 2012, per ripetute infrazioni dell’articolo 19 (relativo al conflitto di interessi) e del Codice etico. Tra il 2008 e il 2011 – periodo durante il quale ricopriva la carica di presidente dell’Afc, e, prima di diventare suo rivale, era stretto alleato di Blatter, da cui fu chiamato a dirigere anche l’Ufficio di presidenza – il dirigente qatariota avrebbe commesso delle irregolarità nella gestione dei conti bancari della Confederazione asiatica e in materia di esecuzione di contratti commerciali. In queste violazioni potrebbe aver avuto un ruolo Fernando, suo braccio operativo in Asia meridionale. Senza dimenticare che proprio Bin Hammam è stato uno dei principali sostenitori della candidatura del Qatar ai Mondiali del 2022, poi assegnati all’Emirato arabo tra mille polemiche (ultima, lo scandalo ‘Qatargate’ portato alla luce dalla rivista France Football).
Adesso la Fifa ha sospeso Fernando per 90 giorni da ogni attività legata al calcio. “Per evitare interferenze nella ricostruzione della verità”, è la motivazione ufficiale. Ma a quale verità si faccia riferimento – quella sull’assegnazione dei Mondiali al Qatar, sulla rielezione di Blatter o piuttosto sulla gestione impropria di decine di milioni di dollari – ancora non è chiaro. Per il momento la lista dei sospetti all’interno della Fifa continua ad allungarsi.