Cipro non è l'unico Paese europeo legato a doppio filo con la finanza russa. I flussi di denaro da Mosca arrivano con abbondanza anche in Italia. L'ultima conferma è arrivata con i conti dell'istituto locale controllato da Piazza Cordusio
Cipro non è l’unico Paese europeo legato a doppio filo con la finanza russa. I flussi di denaro da Mosca arrivano con abbondanza anche in Italia. L’ultima conferma è arrivata con i conti 2012 di Zao Unicredit Bank, la più grande banca straniera nel Paese, controllata da Unicredit che ha realizzato utili record. Lo scorso anno, infatti, i profitti dell’istituto sono aumentati del 10,7 per cento a 426 milioni di euro, grazie soprattutto alle attività finanziarie, un dato che si confronta con gli 865 milioni di utili realizzati dal gruppo Unicredit nel 2012. “Sono felice di notare che il 2012 è diventato un altro anno di successo per noi”, ha commentato Mikhail Alekseec, amministratore delegato di Zao Unicredit Bank, spiegando che “la banca ha superato di nuovo il suo record e raggiunto il profitto più alto della sua storia”.
I rapporti tra Unicredit e Mosca, poi, non sono a senso unico e si sono intensificati negli ultimi anni, come testimonia l’ingresso nell’estate 2012 del fondo di private equity Pamplona Capital Management nel capitale di Piazza Cordusio col 5,01 per cento. Il fondo, formalmente britannico, è presieduto da Alex Knaster, ex oligarca nato a Mosca e poi divenuto cittadino americano, considerato molto vicino al presidente russo Vladimir Putin che lunedì è intervenuto a gamba tesa per difendere i depositi dei suoi concittadini a Cipro.
Unicredit, in ogni caso, non è l’unica banca italiana ad avere stretto i legami con la Russia. La diretta concorrente Intesa Sanpaolo, per esempio, è presente da oltre 40 anni nel territorio, dove si è resa protagonista di importanti attività economiche e finanziarie legate all’interscambio commerciale fra i due Paesi. L’istituto ha consolidato i rapporti con Mosca all’inizio dell’estate scorsa, quando ha sottoscritto con la banca russa Gazprombank, l’ex braccio finanziario del colosso del gas naturale Gazprom, un’intesa per dar vita a una joint venture allo scopo di realizzare investimenti di private equity, in particolare rivolti ad aziende italiane e russe con elevata propensione alla crescita internazionale.
Grande interesse verso la Russia, infine, viene mostrato anche dalle Generali. Il primo gruppo assicurativo italiano ha raggiunto a gennaio un accordo per rilevare il 100 per cento della joint venture Generali Ppf Holding, attiva nel mercato assicurativo dell’Europa Centro-Orientale, per 2,5 miliardi, ed entrare in possesso del 38 per cento della compagnia russa Ingosstrakh che fa capo all’oligarca Oleg Deripaska. A vendere è stato il finanziere ceco Petr Kellner, che aveva suggerito di cedere la quota in Ingosstrakh, condivisa con Generali, alla VTB, una delle maggiori banche russe che con la filiale cipriota lavorava per il Kgb e di cui il Leone di Trieste ha l’1% del capitale.
Il successo delle compagnie italiane a Mosca è confermato da uno studio pubblicato alla fine dell’anno scorso dalla Arb, l’associazione bancaria russa. Il caso di maggior successo, secondo il report, è rappresentato da Intesa, che nel 2012 ha registrato in Russia il miglior risultato tra i mercati esteri. La crescita del 129 per cento messa a segno in Russia supera infatti gli andamenti di tutte le altre controllate estere.