Politica

Ineleggibilità, Zanda (Pd): “Pronto a votare sì nella giunta per le elezioni”

Il capogruppo al Senato: "Ho detto più volte che per me Silvio Berlusconi è ineleggibile". Alla Camera i democratici saranno guidati da Roberto Speranza, ma il voto non è compatto. Verso un nuovo incontro con i Cinque Stelle. Bersani: "Al Colle andremo con la nostra proposta"

Non solo i Cinque Stelle sono pronti a votare l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Ora anche il Pd apre la breccia. Lo fa con il capogruppo al Senato Luigi Zanda, appena eletto dai colleghi di Palazzo Madama. Zanda a Otto e mezzo, su La7, dice: “Ho detto più volte che Berlusconi per me è ineleggibile. Quando sarà il momento i senatori del Pd decideranno, ma se io sarò in giunta voterò per l’ineleggibilità”. Il capogruppo dei Cinque Stelle Vito Crimi oggi aveva ribadito che la questione è tra le prime che saranno affrontate dai parlamentari del Movimento: “Il gruppo al Senato è forte e compatto – ha scritto su facebook – Iniziamo con la fase propositiva: ineleggibilità di Berlusconi, tagli alla casta dei partiti per riversarli a coprire i tagli fatti nel sociale, interventi per le piccole e medie imprese. Noi ci siamo… Gli altri sono pronti? Il nostro ufficio legislativo sta già lavorando…”.

L’unica volta in cui la questione è stata sollevata, nel 1996, la giunta per le elezioni (a maggioranza centrosinistra) aveva respinto – con un solo voto contrario – la richiesta di dichiarare il Cavaliere ineleggibile. Ora il tema è stato riproposto dalla rivista Micromega che ha lanciato un appello. Il direttore Paolo Flores D’Arcais ha scritto una lettera ai presidenti di Camera e Senato “di intervenire contro la grave censura da parte del servizio pubblico Rai sulla manifestazione promossa da MicroMega sabato 23 marzo in difesa della Costituzione e per l’applicazione della legge sull’ineleggibilità del Cavaliere”. La data, peraltro, è la stessa della manifestazione indetta da Silvio Berlusconi

Nella lettera Flores D’Arcais sottolinea che l’appello “malgrado il silenzio assoluto della Rai (tuttora un ‘servizio pubblico’), oltre che del monopolio mediatico di Berlusconi, ha raggiunto in pochi giorni la cifra di 220mila firme, che per iniziative di questo genere, soprattutto se promosse da un sito delle dimensioni di www.micromega.net, costituisce un record assoluto”. “Sono costretto a sottolineare – prosegue D’Arcais – come il servizio pubblico Rai, mentre ha dato e continua a dare quotidianamente spazio all’informazione sulla manifestazione del Pdl, ha fin qui taciuto completamente qualsiasi notizia sulla manifestazione che MicroMega ha promosso ma che è affidata all’auto-organizzazione dei cittadini e delle associazioni e movimenti civici di base in ogni città (manifestazioni analoghe a quella di piazza Santi Apostoli a Roma si realizzeranno infatti lo stesso giorno in molte altre città italiane)”.

Zanda ha anche chiesto un altro incontro con i parlamentari dei Cinque Stelle. Al che Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera, ha subito risposto di dover “ancora valutare l’invito ad un incontro che ci è stato fatto. Non abbiamo ancora avuto tempo. Chiederemo la diretta in streaming. Se non ci sarà lo streaming, non ci sarà l’incontro”. Il capogruppo democratico a Palazzo Madama ha già dato il proprio via libera. Al centro della riunione il confronto sulle cariche istituzionali (vicepresidenze e questori).

“Negli ultimi anni – ha detto Zanda in un breve discorso dopo la sua elezione a capogruppo – il Parlamento ha lavorato male. Ha passato troppo tempo a convertire decreti legge. E’ tempo di riscoprire e valorizzare il lavoro nelle commissioni parlamentari. C’è molto da fare e dovremo allungare i tempi del lavoro del Parlamento. Se continueremo a far lavorare l’Assemblea solo 48 ore a settimana avremo fallito prima di cominciare”. Infine per indicare lo spirito con cui approcciarsi in Senato, Zanda ha citato una frase di Aldo Moro: “Se nell’atto di costruire una casa nella quale dobbiamo ritrovarci tutti ad abitare insieme non troviamo un punto di contatto, un punto di confluenza, veramente la nostra opera può dirsi fallita”.

I nuovi capigruppo del Pd: Luigi Zanda e Roberto Speranza
Luigi Zanda Roberto Speranza sono i nuovi capigruppo del Partito democratico a Palazzo Madama e Montecitorio. Il senatore è stato nominato per acclamazione dalla stragrande maggioranza dei senatori durante la riunione del partito. Maggiori difficoltà invece per il voto a Speranza, 34 anni, nome proposto da Bersani. Speranza, infatti, è stato eletto dopo la richiesta di voto segreto avanzata dall’ex ‘margheritino’ Luigi Bobba e ha ricevuto ‘solo’ 200 voti su 297. Le schede bianche sarebbero state 53, una trentina invece sono state le schede nulle o i voti dispersi. Nessuna unanimità come avvenuto per Zanda, quindi, bensì una divisione interna che secondo indiscrezioni dipenderebbe da due motivi ben precisi. Innanzitutto perché Speranza è deputato di prima nomina, il che avrebbe creato alcuni malumori tra chi voleva un rappresentante più esperto alla guida del gruppo. Ma non solo. Il nuovo capogruppo, infatti, è deputato di stretta osservanza bersaniana, fattore che avrebbe spinto una grossa componente del Pd a mettersi di traverso. A quanto pare, del resto, le 53 schede bianche sarebbero quelle dei renziani, mentre i voti dispersi sarebbero stati opera dei deputati ex Margherita, tra cui appunto lo stesso Luigi Bobba. 

Nulla da fare, invece, per Dario Franceschini e Anna FinocchiaroE’ tramontata l’ipotesi di una proroga per i capigruppo uscenti anche solo per le consultazioni al Quirinale. I diretti interessati, stamattina, hanno anche spiegato la scelta del partito via Twitter: serve novità. “Quando si imbocca una linea bisogna seguirla con coerenza – ha scritto Franceschini sul social network – Non esistono proroghe. I gruppi Pd devono scegliere due nuovi capigruppo”. Sulla stessa linea d’onda Anna Finocchiaro: ”Ho sempre pensato che l’ipotesi della proroga dei presidenti dei gruppi parlamentari del Pd fosse sbagliata. Serve continuare il cambiamento”. Chiaro, in proposito, il parere di Pier Luigi Bersani: “Quel che gira gira. Tutto sarà fatto con metodo democratico”.

Tanto che il segretario conferma che la linea dei democratici sarà quella decisa dalla direzione nazionale del Pd: “La nostra proposta politica resta quella votata dalla direzione del Pd. Poi naturalmente spetta al capo dello Stato decidere”. Il leader del centrosinistra lo ha confermato al termine di un pranzo con il leader del Spd, Martin Schulz.

Sull’elezione di Speranza il gruppo Pd non compatto
Tornando all’elezione dei capigruppo, c’è da sottolineare che Bersani aveva proposto, durante l’assemblea del gruppo alla Camera, di votare Roberto Speranza per acclamazione, ma Luigi Bobba si è opposto chiedendo il voto segreto come prevede lo statuto del gruppo. Bobba ha spiegato che la sua richiesta mira a “dare più forza” all’incarico al nuovo capogruppo. La richiesta di voto segreto, dunque, ha sottolineato, non è motivata da obiezioni contro la figura di Speranza, bensì dall’esigenza di rispettare lo statuto del gruppo, che prevede, appunto, l’elezione con voto segreto, procedura seguita sempre da quando esiste il Pd. Bobba ha ammesso che al Senato si è votato per acclamazione ma ha ricordato che in quel caso la candidatura era appoggiata da una raccolta di firme, come prevede lo statuto del gruppo del Senato. “Se ci lamentiamo con Grillo e con la sua disinvoltura con le regole della democrazia – ha concluso Bobba – allora dobbiamo essere rigorosi”.