Altro che Habemus papam! C’è un romanzo scritto mezzo secolo prima, un gran bel romanzo, che anticipa gli avvenimenti di questi giorni molto più e molto meglio del recente film di Nanni Moretti: Roma senza papa di Guido Morselli, Adelphi, che ha in catalogo tutti i romanzi dello scrittore d’origine bolognese ha deciso di ristamparlo in edizione economica con tanto di fascetta rossa subito dopo le dimissioni di Benedetto XVI. Scritto negli anni ’60, ambientato alla fine del ‘900 è più attuale di tanti instant book.
Roma senza papa esce postumo nel luglio del ’74, a neanche un anno dal suicidio dell’autore che viveva a Varese e si è sparato dopo l’ennesimo rifiuto editoriale poco prima del sessantunesimo compleanno. Allora Roma senza papa poteva sembrava quasi blasfemo: il pontefice, straniero come il suo predecessore, è timido, parla italiano con accento e abbandona San Pietro per Zagarolo creando un clima di sospensione e attesa che ricorda l’atmosfera romana odierna. Ma questi non sono gli unici elementi divinatori: l’Italia con l’ingresso in Europa si è meridionalizzata, un europarlamentare tedesco ha proposto di convertirla al turismo. Gli italiani si sentono sfruttati dai paesi nordici, Germania in testa. Le fabbriche di automobili sono in dismissione e le acciaierie al Sud chiudono. Il presidente americano è una donna, ex first lady. Non Hillary Clinton ma Jacqueline Kennedy.
“Per scrivere Roma senza papa Morselli ha tratto ispirazione dal clima del Concilio Vaticano II, la teologia della liberazione, il modernismo” dice Elena Borsa che ha studiato le carte morselliane al Centro manoscritti di Pavia. “È un libro molto moderno, per questo non è stato capito. Come era già successo con Il comunista, rifiutato da Calvino”. Insomma: anni ’60, catechismo olandese, undicesimo comandamento: fate il cazzo che vi pare.
Nel romanzo si ventila la proposta di un papato a tempo (quindici anni). Ci sarà una schiera di papi emeriti e qualcuno vedrebbe bene l’elezione di un papa nero, padre Johnson, giocatore di basket americano. Il compito dei missionari in California è convertire le macchine pensanti. Siri non c’era ancora ma per l’assistente vocale dell’iPhone ci vorrebbe un esorcista. Esiste ancora il dogma dell’infallibilità papale ma si è democratizzato: la Chiesa è governata collegialmente. Come se non bastassero le serpi in seno il papa, un monaco benedettino di origine irlandese, ama allevare vipere. Quando esce Roma senza papa scoppia il caso Morselli. Sul Corriere della sera Giulio Nascimbeni parla di “Gattopardo del Nord” tracciando il parallelo con un altro grande incompreso e inedito. In vita Morselli ha pubblicato solo due saggi a pagamento negli anni ’40 e alcuni articoli raccolti in un volume appena uscito: Una rivolta e altri scritti (Bietti) a cura di Alessandro Gaudio e Linda Terziroli. Uno dei motivi centrali degli interventi sui giornali, per stare in tema di attualità, è l’ecologia, la lotta al cemento selvaggio, la tutela dell’ambiente come diritto sociale. Allora gli davano del passatista o del borghese.
Per la Terziroli “Si può vedere nella scelta del papa anche un aspetto apocalittico: Zagarolo come Zurigo, la città dove Morselli ambienta la fine del mondo in Dissipatio H. G.”. La studiosa rimarca altri elementi interessanti di Roma senza papa. Come il fatto che il papa forse ha una storia con una famosa teologa indiana. Nella Spagna progressista c’è la crisi delle vocazioni. Il celibato dei preti è abolito: “Sei nella città che ha dato al mondo la parola sesso (sexus, da secare). Guardati da questa città corrotta e corruttrice” dicono al protagonista, Walter, un prete svizzero in missione a Roma. Per sopperire al calo turistico la capitale investe sull’industria delle “mignottelle”, punta sul turismo sessuale. Via della Conciliazione è il Sunset Boulevard di un’Italia sul viale del tramonto. Dal Vaticano la domenica si trasmettono omelie in 3D. Claudio Villa è stato nominato senatore a vita. Il Pci si è insediato al Campidoglio e rosica qualcosa alla Dc ogni elezione. Con un po’ di fortuna nel Tremila sarà al governo ma questa sì che è fantascienza.