La storia non si ripete” è il messaggio che ci ha lasciato “l’indignato” Stéphen Hessel. Ciò che resta immutabile nel tempo è la parola e il suo significato, pietra miliare dei cambiamenti della società. Un esempio è la Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fratellanza. Parole moderne riproposte nei primi discorsi di Papa Francesco, dei presidenti Boldrini e Grasso, e trasformate in lotta alla povertà e alla disoccupazione.

Durante i governi di centrodestra a queste sono state preferite altre: leggi ad personam, corruzione, sprechi, affari e bunga bunga. Parole che accompagneranno la storia politica di Berlusconi, ovvero l’ineleggibile per legge (la 361 del 1957) in quanto titolare di concessioni statali (frequenze tv).   

La responsabilità di aver portato un paese alla recessione è solo sua? No, è anche di chi ha preferito voltare la testa sostituendo controllo e denuncia con inciucio. Nel primo discorso dei presidenti Boldrini e Grasso due parole (dimenticate da anni all’interno del palazzo, ma non nelle piazze), sono state protagoniste: antifascismo e antimafia. L’antifascismo deve tornare a rappresentare quella barriera invalicabile tra la libertà e l’autoritarismo, il populismo, la xenofobia. In questo ultimo ventennio i rappresentanti del revisionismo hanno raccontato ai giovani che Mussolini era uno statista, che il confino era un luogo di villeggiatura e chi è morto per Salò si è sacrificato per la Patria come i partigiani caduti nella lotta di Liberazione. Si tornerà a parlare di apologia di fascismo nei confronti dei militanti di Forza Nuova, Fiamma Tricolore, CasaPound, o saranno ancora protetti se non addirittura incoraggiati? Indimenticabile l’immagine della scalinata del Campidoglio piena di camerati con il saluto romano per festeggiare l’elezione di Alemanno a sindaco di Roma.

Le mafie producono un volume di affari di 170 miliardi di euro all’anno con un danno all’Erario di 75 miliardi. Il 16 marzo, la maggior parte dei tg, contrariamente agli anni scorsi, ha dato molto spazio alla manifestazione antimafia organizzata da Libera di don Ciotti a Firenze dedicata alle vittime della criminalità organizzata, novecento, i cui famigliari nel 70% dei casi non conoscono la verità. I loro nomi in questi giorni sono stati letti in molte piazze italiane per non dimenticare il loro sacrificio ma soprattutto per ricordare, come ha detto don Ciotti, che il primo luogo dove fare antimafia è il palazzo, l’istituzione. Oggi, come accadde nel 1789 alle parole devono seguire i fatti.

il Fatto Quotidiano, 20 Marzo 2013

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