Il vescovo Dante Lafranconi concederà il perdono - dal 24 marzo al 7 aprile - a quante confesseranno di aver interrotto volontariamente la gravidanza. Il prelato, nel febbraio 2012, è stato indagato (e poi prescritto) con l'accusa di aver coperto atti di pedofilia avvenuti negli anni '90
Assolvere dalla scomunica le donne che confessano di aver abortito. Ma solo dal 24 marzo al 7 aprile. La decisione, presa per l’ottavo anno consecutivo, proviene dal vescovo di Cremona, monsignor Dante Lafranconi che ha stabilito di concedere ai sacerdoti della diocesi la possibilità di concedere il perdono religioso alle donne che raccontano nel confessionale di aver abortito. Una decisione con scadenza temporale: due settimane per confessare e ottenere l’assoluzione.
Il decreto vescovile si apre con un brano dell’Angelus di domenica scorsa di papa Francesco: “… Fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza… ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito”.
“In base al canone 1398 del codice di diritto canonico – ha spiegato la diocesi di Cremona – al peccato di aborto consegue la scomunica che può essere revocata dall’ordinario diocesano o da chi ne ha le facoltà”. Un sacerdote, quindi, in via ordinaria, non può assolvere una persona che ha interrotto volontariamente la gravidanza o che vi ha prestato la sua collaborazione: “E’ obbligato – spiega la diocesi – a indirizzare il penitente a chi ne ha le facoltà o deve domandare l’autorizzazione ad assolvere richiamando successivamente colui che richiede il perdono. Con questo provvedimento temporaneo, invece, ogni sacerdote potrà agire autonomamente”.
“Sono due – si legge ancora sul sito della diocesi – le finalità di questo atto. Anzitutto mantenere ferma la consapevolezza della gravità dell’aborto, in un contesto culturale che non ne riconosce più l’indiscutibile gravità e in una società che da oltre trent’anni ne consente legalmente il ricorso perché si ritiene che possa prevalere il diritto all’autodeterminazione sul diritto alla vita. La Chiesa, con questo atto, non intende così rinunciare al suo compito di maestra, a difesa del fondamentale e primario diritto alla vita di ogni uomo. Dall’altra parte il presule intende favorire un’adeguata conversione e penitenza che, in ragione della gravità dell’atto, esige un cammino più impegnativo”.
Lafranconi è stato dal 1991 al 2001 alla guida della curia di Savona e Noli. Nel febbraio 2012 è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Savona con l’accusa di aver coperto atti di pedofilia e abusi sessuali compiuti, negli anni ’90, da sacerdoti della diocesi ligure poi condannati. Ma trattandosi di fatti accaduti negli anni ’90 il procuratore Francantonio Granero e il sostituto Giovanni Battista Ferro hanno avanzato al gip richiesta di archiviazione per prescrizione degli eventuali reati commessi dal sacerdote della diocesi savonese.