Qualche giorno fa Walter Siti a Glob accennava, declinandolo attraverso il rapporto tra i grillini e la tv, a un aspetto che ritengo fondamentale, che da molto tempo è in via di profondissima trasformazione e da poco tempo (da prima delle elezioni, ma ce ne siamo resi conto dopo) ha subìto una virata: quello della comunicazione (che qui declino soltanto nella forma “comunicazione istituzionale” o “comunicazione partito-elettore)”.
Se la rete ha da tempo mutato lo schema bipolare (la retta) “emittente-destinatario” facendolo diventare più o meno un cerchio mutevole o una spirale, nella comunicazione politica si creano dei problemi fondamentali.
Perché collegata a questa c’è la questione, presentissima e poco sondata, ma fondamentale, del ruolo che la tv – i talk show politici, i programmi di approfondimento, le tribune politiche, eccetera – ha oggi per muovere voti e assumerà in futuro.
Se è verissimo infatti che siamo un popolo che legge poco o pochissimo e che invece guarda moltissima tv, è altrettanto vero che finora le elezioni si sono giocate soprattutto proprio (anche) sul filo del piccolo schermo, che ha sempre mosso i voti degli indecisi o ha confermato (confronti tv per le primarie del Pd, confronti tra candidati premier, interviste nei talk show) il voto per i decisi. E mai quanto nelle appena passate elezioni il mezzo televisivo è stato utilizzato in maniera così massiccia e attiva dai partiti.
Tranne uno, ovviamente. Il M5S, ago della bilancia e “cattivone” di questi giorni che da un lato strizza l’occhio al Pd e dall’altro gli sferra calci sugli stinchi (e se lo può permettere anche perché è sfuggito a un più istituzionale sistema di comunicazione, appunto, è più svincolato).
Il M5S (ma bisognerebbe dire: Grillo) infatti ha utilizzato (tantissimo) la tv prima delle elezioni, ma esclusivamente in maniera passiva, quella che funziona meglio perché non assoggettata alle dinamiche del marketing diretto (ovvero: sono io che pubblicizzo me stesso, il che porta sempre con sé un qualche sentore di truffa o fuffa, per lo meno). E la cosa infatti ha funzionato benissimo.
Ora, rimanendo al tema della comunicazione politica, si aprono alcune strade possibili (nel caso della formazione di un governo, che si prevede breve, e quindi in vista di una “permanente campagna elettorale”).
Può darsi che anche gli altri partiti faranno come il M5S, sottraendosi il più possibile alle telecamere (come hanno del resto fatto i leader e i maggiori dirigenti finora) e cercando nuovi modi di comunicare attraverso la Rete (ma personalmente non credo molto riusciranno a evitare le telecamere al cento percento). Oppure che anche i grillini andranno in tv (non credo molto neanche a questo). Oppure che i partiti “tradizionali” continueranno a frequentare gli studi televisivi e a strizzare l’occhio al conduttore di turno, e che i grillini cercheranno di mantenere la comunicazione obliqua e “passiva” attraverso il web.
Si può credere che il gioco di evitare giornalisti e tv andrà avanti finché i sondaggi saliranno (ma questa è un’ottica radicata nel passato modo di comunicare: se sbaglio marketing, lo cambio).
Ma ciò che pare ragionevole pensare è che si sta per aprire un’enorme fase di trasformazione nella comunicazione dalla politica agli elettori. (E, come ci hanno insegnato i filosofi, il cambio di comunicazione, il cambio di mezzo, porta con sé necessariamente un cambio di contenuto, di sostanza.)
Che peraltro pare già avviata. Il mutamento del dialogo è già in corso.
Stiamo a vedere cosa accadrà (senza dimenticare che il luogo della “visione” come sempre lo decidiamo noi).
Giuseppe Catozzella
Scrittore e giornalista
Media & Regime - 20 Marzo 2013
Politica e comunicazione: che cambi il modo della politica di andare in tv?
Qualche giorno fa Walter Siti a Glob accennava, declinandolo attraverso il rapporto tra i grillini e la tv, a un aspetto che ritengo fondamentale, che da molto tempo è in via di profondissima trasformazione e da poco tempo (da prima delle elezioni, ma ce ne siamo resi conto dopo) ha subìto una virata: quello della comunicazione (che qui declino soltanto nella forma “comunicazione istituzionale” o “comunicazione partito-elettore)”.
Se la rete ha da tempo mutato lo schema bipolare (la retta) “emittente-destinatario” facendolo diventare più o meno un cerchio mutevole o una spirale, nella comunicazione politica si creano dei problemi fondamentali.
Perché collegata a questa c’è la questione, presentissima e poco sondata, ma fondamentale, del ruolo che la tv – i talk show politici, i programmi di approfondimento, le tribune politiche, eccetera – ha oggi per muovere voti e assumerà in futuro.
Se è verissimo infatti che siamo un popolo che legge poco o pochissimo e che invece guarda moltissima tv, è altrettanto vero che finora le elezioni si sono giocate soprattutto proprio (anche) sul filo del piccolo schermo, che ha sempre mosso i voti degli indecisi o ha confermato (confronti tv per le primarie del Pd, confronti tra candidati premier, interviste nei talk show) il voto per i decisi. E mai quanto nelle appena passate elezioni il mezzo televisivo è stato utilizzato in maniera così massiccia e attiva dai partiti.
Tranne uno, ovviamente. Il M5S, ago della bilancia e “cattivone” di questi giorni che da un lato strizza l’occhio al Pd e dall’altro gli sferra calci sugli stinchi (e se lo può permettere anche perché è sfuggito a un più istituzionale sistema di comunicazione, appunto, è più svincolato).
Il M5S (ma bisognerebbe dire: Grillo) infatti ha utilizzato (tantissimo) la tv prima delle elezioni, ma esclusivamente in maniera passiva, quella che funziona meglio perché non assoggettata alle dinamiche del marketing diretto (ovvero: sono io che pubblicizzo me stesso, il che porta sempre con sé un qualche sentore di truffa o fuffa, per lo meno). E la cosa infatti ha funzionato benissimo.
Ora, rimanendo al tema della comunicazione politica, si aprono alcune strade possibili (nel caso della formazione di un governo, che si prevede breve, e quindi in vista di una “permanente campagna elettorale”).
Può darsi che anche gli altri partiti faranno come il M5S, sottraendosi il più possibile alle telecamere (come hanno del resto fatto i leader e i maggiori dirigenti finora) e cercando nuovi modi di comunicare attraverso la Rete (ma personalmente non credo molto riusciranno a evitare le telecamere al cento percento). Oppure che anche i grillini andranno in tv (non credo molto neanche a questo). Oppure che i partiti “tradizionali” continueranno a frequentare gli studi televisivi e a strizzare l’occhio al conduttore di turno, e che i grillini cercheranno di mantenere la comunicazione obliqua e “passiva” attraverso il web.
Si può credere che il gioco di evitare giornalisti e tv andrà avanti finché i sondaggi saliranno (ma questa è un’ottica radicata nel passato modo di comunicare: se sbaglio marketing, lo cambio).
Ma ciò che pare ragionevole pensare è che si sta per aprire un’enorme fase di trasformazione nella comunicazione dalla politica agli elettori. (E, come ci hanno insegnato i filosofi, il cambio di comunicazione, il cambio di mezzo, porta con sé necessariamente un cambio di contenuto, di sostanza.)
Che peraltro pare già avviata. Il mutamento del dialogo è già in corso.
Stiamo a vedere cosa accadrà (senza dimenticare che il luogo della “visione” come sempre lo decidiamo noi).
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Israele, terremoto allo Shin Bet: Netanyahu silura il capo Bar e denuncia il suo predecessore
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il presidente del partito israeliano Unità Nazionale, Benny Gantz, definisce il licenziamento, da parte del premier Benjamin Netanyahu, del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, "un colpo diretto alla sicurezza dello Stato e allo smantellamento dell'unità nella società israeliana per ragioni politiche e personali".
Anche il presidente di Yisrael Beytenu, Avigdor Liberman, condanna la decisione, dichiarando che se il Primo Ministro Netanyahu “avesse combattuto Hamas con la stessa determinazione con cui sta combattendo il capo dello Shin Bet, l'ufficio del Procuratore generale e il sistema giudiziario, l'olocausto del 7 ottobre sarebbe stato impedito”.
Mosca, 16 mar. (Adnkronos) - La Russia ha ripetutamente affermato che non dovrebbero esserci “forze di peacekeeping” della Nato in Ucraina. E se l'Alleanza decidesse di aiutare Kiev in questo modo, significherebbe la guerra. Lo ha affermato su X il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato la sua intenzione di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e di averlo "informato che la prossima settimana presenterà una proposta al governo per porre fine al suo mandato".
In una dichiarazione successiva, Netanyahu ha spiegato: “In ogni momento, ma soprattutto durante una guerra esistenziale come quella che stiamo affrontando, deve esserci piena fiducia tra il primo ministro e il capo dello Shin Bet. "Ma sfortunatamente, la situazione è l'opposto: non ho questa fiducia. Nutro una sfiducia continua nel capo dello Shin Bet, una sfiducia che è solo cresciuta nel tempo".
(Adnkronos) - "Il nemico americano ha lanciato un'aggressione palese contro il nostro Paese nelle ultime ore con oltre 47 attacchi aerei", si legge nella dichiarazione. In risposta, "le Forze Armate hanno condotto un'operazione militare specifica prendendo di mira la portaerei americana USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone".
"Con l'aiuto di Allah Onnipotente", prosegue la dichiarazione, "le forze armate yemenite continueranno a imporre un blocco navale al nemico israeliano e a vietare alle sue navi di entrare nella zona di operazioni dichiarata finché gli aiuti e i beni di prima necessità non saranno consegnati alla Striscia di Gaza".
Sana'a, 16 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno risposto ai bombardamenti americani sullo Yemen attaccando la USS Harry S. Truman nel Mar Rosso con missili balistici e un drone. Lo rivendica il portavoce del gruppo yemenita.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - La polizia israeliana ha aperto un'indagine sull'ex capo dell'agenzia di sicurezza Shin Bet, Nadav Argaman, dopo che venerdì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha presentato una denuncia.
Il premier israeliano ha accusato Argaman di ricatto e reati legati alla legge che riguarda lo Shin Bet, che proibisce ai dipendenti dell'organizzazione di divulgare informazioni ottenute nell'ambito del loro lavoro.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un abitante di Gaza, che stava "tentando di piazzare ordigni esplosivi" nei pressi del corridoio di Netzarim, è stato ucciso. Lo riferisce l'esercito israeliano.