Da bambina ho sempre amato la storia e  fu proprio sui banchi di scuola che conobbi uno dei tanti volti del sessismo quello che cancellava le donne dalla storia, dall’arte, dalla filosofia con la complicità di un linguaggio che negava la pluralità femminile assorbendola in un plurale maschile come fosse un universale. Avviene ancora oggi.

Non ho dimenticato la mattina in cui su quel banco pensai:  “Ma le donne, dove erano le donne?”. Il sessismo si costruisce anche così, la mala radice della discriminazione e della violenza ha il linguaggio come nutrimento. Sono trascorsi un bel po’ di anni e quando leggo i libri di scuola di mia figlia scopro che non è cambiato molto. Ben poco è stato fatto per colmare questa lacuna nei libri di storia, d’arte, di filosofia. Le  pagine lasciano ancora le donne nell’oblio, come fossero vissute sempre in ginecei o nelle segrete stanze e non fossero invece state nelle piazze durante le rivoluzioni, nei circoli intellettuali, in movimenti politici, nelle botteghe d’arte, insomma ovunque i loro piedi le portassero, per il semplice fatto che esistevano.

Le donne sono dimenticate non solo nei libri di scuola, ma anche nelle  strade, nelle piazze, nelle vie. Ma il fiume carsico del femminismo è riemerso con grande energia anche grazie alla rete: il gruppo Toponomastica femminile su Facebook con 4900 utenti e un sito, ha già realizzato  un convengo e ha ricevuto il primo premio “Donna web 2012″, perseguendo l’obiettivo di recuperare alla memoria collettiva le figure dimenticate di intellettuali, partigiane, rivoluzionarie, artiste, letterate, scienziate. Donne che meritano di essere ricordate come gli uomini che ricordiamo. Maria Pia Ercolini studiosa e  promotrice del gruppo e Maria Antonietta Nuzzo hanno creato una rete di referenti regionali per fare ricerche e pressioni sulle istituzioni di ogni singolo territorio – un esempio di cittadinanza attiva – affinché il torto dell’oblio fatto alle donne sia risarcito con la memoria e sia compensato il sessismo della odonomastica (una branca della toponomastica, ndr).  

In Italia solo il 4 per cento circa  dei luoghi pubblici è dedicato a personaggi femminili su 8100 comuni e tra le poche donne ricordate abbondano le martiri e le sante esprimendo quell’immaginario collettivo che vuole le donne protagoniste nell’abnegazione, nella cura degli altri o nella distruzione di sé, a dispetto della realtà che ha visto altre donne portare ben  altri contributi nelle società e nelle epoche in cui sono vissute. Per scoprire queste donne o per non dimenticarle dobbiamo scrivere e imparare tutta un’altra Storia.

di Nadia Somma

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