Dopo il clamoroso trasloco di Ryanair nel 2008, adesso dalla moribonda Forlì – già azzoppata dalla fuga di Wind Jet a Rimini nel 2010- se ne va anche Wizz Air. Il vettore specializzato nei voli verso l’Europa centro-orientale ha appena annunciato le nuove rotte dal Marconi a partire dal 31 marzo: con l’obiettivo fissato a quota 220 mila passeggeri nel primo anno, ci sono subito quattro tratte per la Romania (Bucharest, Cluj-Napoca, Timisoara, Tirgu Mures) e una per la bulgara Sofia. Altre ne seguiranno.
“Trasferiremo a Bologna tutte le nostre rotte attualmente operate a Forlì. Speriamo che i nostri clienti possano apprezzare la posizione centrale dell’aeroporto bolognese”, dice il direttore relazioni esterne della compagnia ungaro-polacca, Daniel De Carvalho, precisando che il management del forlivese Ridolfi era stato informato da tempo. L’azionista di riferimento di Bologna, il presidente della Camera di commercio Bruno Filetti, l’anno scorso non ha voluto salvare Forlì e Rimini- in barba alla fusione auspicata dalla Regione- e oggi rivendica tutto: “Quello che sta succedendo attorno a noi è sintomatico, la crisi ha posto in particolare evidenza le situazioni insostenibili”.
Le situazioni insostenibili a Forlì ma anche a Rimini non si scoprono oggi. La dipartita di Wizz Air al Ridolfi è solo l’ultimo stadio di un progressivo declino. Messa in liquidazione la società di gestione Seaf– quella che dal 2004 al 2011 è costata alla collettività più di 40 milioni di euro- i soci pubblici hanno dovuto prorogare più volte il bando europeo che Enac le ha concesso per tentare di riassegnare la licenza totale dell’aeroporto. La prossima e ultima scadenza della gara è fissata al 25 marzo: i chiacchierati investitori russi pronti a visitare l’aeroporto (dopo “gli arabi” e “i cinesi”) non si sono mai visti, i sindacati si mettono avanti e hanno già chiesto nuova cassa integrazione per i dipendenti del sito (tremano in un centinaio). Nel frattempo, sta procedendo l’inchiesta della procura sulle vecchie gestioni di Seaf per ipotesi di bancarotta fraudolenta, bancarotta semplice e ricorso abusivo al credito.
Se i forlivesi non sorridono più da anni, i cugini di Rimini non se la passano meglio. In riviera non c’è stato nemmeno il tempo di illudersi per la promozione a “scalo nazionale” deciso dal ministro dei Trasporti Corrado Passera (Forlì e Parma sono state bocciate) che è tornata la bufera. Dopo che Movimento 5 Stelle e Sel hanno inviato esposti in Procura e alla Corte dei conti per far luce sugli sprechi degli ultimi anni, i pm stanno puntando il gestore Aeradria. Schiacciata da almeno 30 milioni di euro di debiti, la società del Fellini per tentare il risanamento consegnerà in tribunale a fine marzo (è già stata concessa una proroga) il concordato di continuità su cui giudici e creditori si esprimeranno entro il 30 giugno. Il piano prevede un dimezzamento secco dei passeggeri, da un milione scarso a 550 mila, e un ulteriore stralcio delle compagnie più costose. Anche qui l’ombra di Bologna si allunga dato che Sab, dicono da Rimini, sta già mettendo le mani sulle compagnie ex Urss sui cui passeggeri si regge da anni il turismo della riviera.
Sta di fatto che, mentre Bologna conquista nuove rotte e resta nel mercato, i piccoli scali della Romagna affogano nei debiti: la concorrenza interna a suon di compagnie scippate (e strapagate) ha avuto la meglio sul tanto sbandierato “sistema regionale degli aeroporti”.
Filetti l’ha detto qualche settimana fa e nessuno può smentirlo: “È stato un bene non avventurarsi in alleanze-fusioni con Forlì e Rimini che, benché fossero perseguite da parte della politica, sarebbero state un massacro e non avrebbero avuto nessuna ragione economico-strategica per il nostro territorio”.