Il Consiglio dei ministri ha deciso di concedere "eccezionalmente la prosecuzione di trattamenti non conformi alla normativa vigente per i pazienti per i quali sono stati già avviati alla data di entrata in vigore del decreto, sempre con monitoraggio clinico". Il ministro Balduzzi: "Cure avviate non si possono interrompere"
Smeralda, Celeste, Daniele, Gioele e Sofia, Federico non avranno bisogno più di un giudice per poter ricevere un sollievo da malattie devastanti. Le cure con le cellule staminali per loro e per chi ha già avviato un protocollo terapeutico potranno proseguire. La decisione arriva a sorpresa dal Consiglio dei ministri. “Si concede eccezionalmente la prosecuzione di trattamenti non conformi alla normativa vigente per i pazienti per i quali sono stati già avviati alla data di entrata in vigore del decreto, sempre con monitoraggio clinico” si legge in una nota. Per quanto riguarda le cellule staminali “si prevede una più ampia normativa a regime che regoli i medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva, con monitoraggio clinico”. Insomma in poche “burocratiche” righe il governo Monti regala ai genitori dei piccoli, che si battono per il diritto dei loro figlia stare meglio, una tregua da ansie e carte bollate.
La nota del Consiglio dei ministri. Il Consiglio dei ministri ha quindi approvato, su proposta del ministro della Salute, Renato Balduzzi, il decreto legge, invocato da tanti, che contiene “interventi urgenti” in materia sanitaria. Solo un paio di giorni fa un giudice di Livorno aveva concesso la prosecuzione delle cure per Sofia, 3 anni e mezzo, affetta da una grave malattia neurodegenerativa che le ha già portato via la vista. Potrà completare la cura agli Spedali di Brescia con le cellule staminali prodotte con il metodo Stamina. Il magistrato aveva accolto il ricorso, ex art.700, presentato dai genitori della piccola, aiutati nella lotta nel riconoscimento di questo diritto garantito dalla Costituzione, dalla redazione della trasmissione “Le Iene”.
Sofia e gli altri bambini malati. La lotta delle famiglie. La vicenda di Sofia è simile ad altri casi di bambini affetti da malattie rare o per le quali la scienza non ha ancora trovato una terapia. La cura a base di cellule staminali messa a punto dalla Stamina Foundation, e considerata da alcuni una delle poche in grado di produrre miglioramenti apprezzabili, era stata bloccata dal ministero della Salute e dall’Aifa perché ancora priva di riscontri scientifici e quindi considerata pericolosa. Finora, erano stati quindi i giudici ad esprimersi sulla possibilità delle famiglie di sottoporre i loro cari alla cura compassionevole (come nel caso di Celeste un’altra bimba).
Il giudice di Firenze, lo scorso novembre, aveva consentito una prima infusione di staminali e Sofia aveva cominciato a stare meglio, riuscendo a reagire anche alla luce, nonostante la vista fosse ormai persa. Poi però, in via definitiva il tribunale ha deciso di negare la cura e la seconda infusione non c’era stata e le condizioni della piccina avevano subito un progressivo peggioramento. Dopo l’interessamento del ministro della Salute Renato Balduzzi, nei giorni scorsi, la situazione si era apparentemente sbloccata e Sofia il 14 marzo era stata sottoposta ad una nuova infusione. Ma l’ospedale si era precipitato a precisare che, in assenza di un provvedimento ufficiale del ministero o di una sentenza di un giudice, quella sarebbe stata l’unica infusione per la piccola malata di leucodistrofia metacromatica. Il legale della famiglia, l’avvocato Giuseppe Conte, aveva giocato nuovamente la carta del tribunale per garantirle il diritto alla continuità terapeutica. E il giudice di Livorno aveva accolto il ricorso. La mamma di Sofia aveva anche spiegato che dopo l’infusione la piccola stava meglio: “Si sveglia senza febbre la mattina e non ha segni di sofferenza sul viso”.
Negli ultimi tempi era cresciuto molto il numero delle famiglie che si sono rivolte ai giudici per ottenere il via libera alla cura. Dopo Smeralda, Celeste, Daniele, Gioele e Sofia, era arrivato anche Federico, un bimbo di 26 mesi di Fano affetto dal morbo di Krabbe. Nel suo caso, il tribunale di Pesaro aveva accolto il reclamo presentato dai genitori che chiedevano che il figlio venisse sottoposto all’infusione di staminali secondo il metodo Stamina sempre nell’ospedale lombardo. Ora tutti questi bambini non avranno bisogno di un giudice per essere “curati”. “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” recita l’articolo 32 della Costituzione.
Il ministro Balduzzi: “Cure avviate non si possono interrompere”. La norma ”si basa sul principio etico per cui un trattamento sanitario già avviato che non abbia dato gravi effetti collaterali non deve essere interrotto” spiega il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Il decreto, sottolinea il ministero della Salute, stabilisce appunto che “tutti i pazienti che hanno iniziato la terapia con le staminali preparate con metodo Stamina potranno portare a termine i loro protocolli anche se il laboratorio di riferimento (in questo caso quello degli Spedali Civili di Brescia) non è autorizzato”. Il decreto, rileva Balduzzi, “chiarisce inoltre che devono considerarsi come ‘avviati’ anche i trattamenti per i quali sono stati compiuti atti preparatori (il prelievo di cellule dal paziente o da donatore destinate all’uso terapeutico) e quelli già ordinati dall’autorità giudiziaria. Per tutti questi trattamenti terapeutici ci sarà un’attenta valutazione degli esiti, con l’acquisizione di tutti i dati clinici dei pazienti sottoposti al trattamento”.
Il decreto legge prevede anche che d’ora in poi tutti i cosiddetti “medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva”, in cui rientrano i trattamenti con le staminali, possano essere utilizzati esclusivamente in un ospedale pubblico, clinica universitaria o istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Con un regolamento ministeriale da emanare nei prossimi giorni, annuncia il ministero, saranno inoltre fissate “regole più precise per garantire la sicurezza dei pazienti e sarà fissata una precisa procedura di valutazione degli esiti dell’impiego di queste terapie”.