Sembra di essere dentro un romanzo di John Le Carrè: nervi a fior di pelle e sguardi da doppiogiochisti un minuto dopo il gong che ha segnato la fine del vertice intergovernativo a Nicosia, convocato dal presidente della Repubblica Anastasiadis con partiti e banchieri per tentare di risolvere l’emergenza finanziaria dell’isola. Ma al di là dell’ultimatum di Medvedev e delle rassicurazioni della Bce che garantirà liquidità solo fino a martedì, sono i riverberi nella vita quotidiana dei cittadini ad allarmare. Come i distributori di benzina che da oggi fanno il pieno solo a chi paga in contanti e le scorte di medicinali che proprio da martedì potrebbero essere intaccate, dal momento che i fornitori pretenderanno pagamenti cash. In questa storia di debiti, speculazioni e titoli spazzatura non si fida più nessuno, a maggior ragione chi vede nel caso cipriota pericolose affinità con il caos ellenico dell’ultimo biennio. E’ quello che temono molti analisti in riferimento al piano B, annunciato già nelle ore immediatamente successive al “no” del Parlamento al prelievo forzoso sui conti correnti e che oggi si va delineando in modo più chiaro.

Secondo la vulgata che circola in queste ore a Cipro, Anastasiadis sarebbe stato imboccato dalla troika per far passare obtorto collo il piano B che prevede lo stesso gettito richiesto dall’Ue (di 5,8 miliardi di euro, che tra l’altro corrisponde all’ammontare dell’esposizione in loco delle banche tedesche) ma andando comunque a “pescare” nelle tasche della gente, in quanto si impegnano i fondi pensione così come fatto in Grecia. Nel dettaglio le prossime mosse dovrebbero essere due. In primis chiudere la bad bank Laikì e creare al contempo una nuova good bank del valore di 2 miliardi. Che dovrebbero essere raddoppiati grazie ai liquidi dei fondi pensione (con altri 2,8 miliardi preventivati); e su quelli emettere titoli di debito. Ma con l’inconveniente che, di fatto, si produce altra spazzatura per coprire il buco. Siamo quindi a 4,8 miliardi, ma per arrivare ai 5,8 chiesti dall’Ue ne manca un altro che la troika vorrebbe ottenere da tasse sui depositi dei correntisti. Quindi non cambia nulla, perché il principio di mettere le mani sui soldi in banca è sempre lo stesso.

In secondo luogo sarà necessario auspicare che i rilievi sui fondi pensione da impiegare siano corretti e con un margine di errore limitato il più possibile, per non commettere i medesimi svarioni andati in scena in occasione della crisi greca, dove sono stati necessari ben tre memorandum in quanto la troika aveva sbagliato i conteggi, come ha ammesso il rappresentante dell’Fmi in un’intervista dopo il voto del Parlamento ateniese dello scorso novembre.

“Entro lunedì ci sarà un programma di sostegno per l’economia di Cipro”, ha detto il governatore della Banca centrale Demetriades Panicos uscendo dal palazzo presidenziale. Ma la partita, più che a Nicosia, si sta giocando in queste ore a Mosca, dove il ministro delle finanze cipriota Sarrys è impegnato nel disperato tentativo di sottrarre l’isola dalla doppia morsa di russi e tedeschi. E’ a un bivio, delicato e dagli esiti al momento imprevedibili, come dimostra il fatto che la marina russa da due giorni staziona permanentemente a largo di Cipro con alcune fregate. Parlando con i giornalisti sulla piazza Rossa, Sarrys si è detto consapevole che, dopo un vertice notturno terminato alle 3 del mattino, non è realisticamente praticabile un altro prestito dalla Russia, (con la riduzione del tasso di interesse dal 4,5% al 2,5%), ma proverà a convincere il suo omologo a battere altre strade.

Quali? Tre le ipotesi al momento sul tavolo. In primis impegnare con la Gazprom il patrimonio energetico di Cipro, ma creando un altro elemento di crisi con Israele, visto che qualche mese è stato siglato un accordo di massima Nicosia-Tel Aviv per lo sfruttamento comune. In secondo luogo smarcarsi da Mosca scegliendo l’abbraccio (mortale?) dei desiderata di Merkel e Schaeuble, ma con la perdita della sovranità nazionale, del principio fondativo comunitario della libera circolazione di capitali e bissando il pasticcio greco, dove il memorandum lacrime e sangue non chiude il buco sistemico.

Infine alzare bandiera bianca, dichiarare default e chiudere la partita sia con Putin che con la troika, con la conseguente perdita di consistenza economica ma anche politica. La più rischiosa, perché se da un lato si scacciano via conquistatori e speculatori iniziando a stampare sterlina cipriota, dall’altro si aprirebbero scenari “ingovernabili” e altamente incerti. Per via, ad esempio, degli appetiti mai sopiti della Turchia, la grande assente fino ad oggi in questa storia che, per la cronaca, ha appena inviato una nave esplorativa nell’isola di Kastellorizo (quella dove Salvatores girò Mediterraneo). E mantenendo, nella parte occupata di Cipro e autoproclamata Repubblica di Cipro nord riconosciuta solo da Ankara, ben 50mila militari turchi. Saldamente lì dal luglio del ’74.

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