In un momento nel quale gli editori di giornali rivendicano, con sempre maggior forza, il diritto ad essere remunerati per l’utilizzo dei propri contenuti da parte di chi gestisce servizi di rassegna stampa e/o di aggregazione di news, l’Autorità Garante per le comunicazioni si è ritrovata costretta a dare il buon esempio anche se, a caro prezzo.

Con una delibera dello scorso 20 febbraio, infatti, l’Agcom ha annullato la propria precedente delibera dello scorso mese di novembre con la quale aveva indetto una gara per l’affidamento di un servizio di rassegna stampa a favore del proprio personale.

Il motivo dell’annullamento della gara ha, a ben vedere – ed a prescindere da ogni considerazione giuridica circa la legittimità dell’iniziativa – dell’incredibile.

A oltre tre mesi dalla pubblicazione dei documenti di Gara, l’Autorità che ha tra le proprie competenze anche la difesa del diritto d’autore, si è accorta che nelle proprie regole di gara non solo non aveva previsto, tra i requisiti, che le imprese partecipanti avrebbero dovuto procurarsi e garantire di disporre di tutti i diritti d’autore necessari allo svolgimento del servizio di rassegna stampa ma aveva addirittura “giocato” allo “scarica barile”, sfilandosi da ogni responsabilità per eventuali violazioni della legge sul diritto d’autore da parte dell’aggiudicatario dell’appalto di servizi.

L’Autorità, in buona sostanza, era stata un po’ ‘pirata’ ed aveva accettato l’idea che chi le avesse fornito il servizio potesse non essere proprio in regola con il riconoscimento agli editori di giornali di quanti loro dovuto – o, almeno, richiesto – a titolo di diritto d’autore.
Un po’ come se il Ministero della Salute bandisse una gara per una fornitura di farmaci senza chiarire che debba trattarsi di farmaci legalmente commercializzati nel nostro Paese!

Qualcuno deve, tuttavia, averlo fatto notare all’Autorità che, nei giorni scorsi, ha, dunque, avvertito l’esigenza di correggere il tiro e annullare la gara, impegnandosi a ribandirla, prevedendo, questa volta, espressamente che tutti i concorrenti debbano dimostrare di esse in possesso dei diritti d’autore necessari all’espletamento dei servizi.

Ed ora?

Per ora l’Autorità resta senza rassegna stampa e poi dovrà ricominciare tutto da capo, buttando, tra l’altro, dalla finestra i 3 mila e 500 euro – nostri, anche se poca cosa rispetto al fiume di denaro che viene sperperato ogni giorno in adempimenti inutili – spesi per la pubblicazione dei documenti di gara sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, sul sito informatico del Ministero delle infrastrutture, sul sito informatico dell’Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici di lavori, e sul “profilo di committente” dell’Autorità mesima (n.d.r. Inutile chiedersi come sia possibile dover spendere due o tre mesi di uno stipendio normale per pubblicare documenti da poche migliaia di caratteri su siti internet istituzionali ed in Gazzetta).

Resta poi da vedere, ora, chi si aggiudicherà il servizio di rassegna stampa giacché a leggere quanto riferisce la Federazione Italiana editori di giornali, per il momento, le società specializzate che avrebbero sottoscritto la speciale licenza messa a punto dagli editori si contano sulle punte della dita delle mani.

Ma questa è un’altra storia, anche se non meno preoccupante, giacché rischiamo la costituzione di un autentico monopolio dell’informazione in piena stagione di liberalizzazioni.

 

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