Vorrei chiedere, per favore a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo ‘custodi’ della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo.
Papa Francesco, Roma 19 Marzo 2013
Father Sean McDonagh è un prete irlandese dell’ordine di San Colombano. Ma a vederlo non si direbbe: si veste normale, parla normale e sta in mezzo alla gente normale.
Il suo messaggio trentennale è molto semplice: fede, ecologia e giustizia. Perché i primi a soffrire le conseguenze della degradazione ambientale sono sempre gli ultimi, i poveri, gli indifesi, quelli che non hanno voce in capitolo. E questo vale per i paesi in via di sviluppo tanto quanto per noi occidentali.
La sua coscienza ecologica si è formata durante il decennio trascorso da missionario nelle Filippine, fra gli anni 70-80, quando ha toccato con mano le conseguenze della deforestazione selvaggia sul popolo indigeno T’boli. Da allora non ha mai smesso di invocare una vera “conversione ecologica” della chiesa cattolica, che vada al di là delle dichiarazioni d’occasione e chiedendo ripetutamente che la giustizia ambientale diventi una priorità del Vaticano.
Nel corso del tempo Father McDonagh è diventato uno dei principali teologi ambientali, ha scritto libri, ha vinto premi, viene regolarmente invitato alle Nazioni Unite a parlare sui rapporti etica/ambiente. Non poteva mancare allora il suo appello a Papa Francesco: l’ambiente deve diventare la priorità numero uno della Chiesa. E poi aggiunge che finora “la Roma ufficiale è stata chiusa su questo tema”, “è stata sorda, è stata cieca”.
E quindi, ben vengano le parole del nuovo papa. Ma che non siano solo parole e che il Vaticano e chi guida le nostre diocesi sappiano lottare per l’ambiente, ma per davvero. Non è sufficente mettere un pannello solare sul tetto della curia, occorre invece che l’enorme potere delle chiesa venga calato nel particolare e che i vescovi usino la loro influente voce in favore di chi vive in un ambiente martoriato chiedendo che le cose cambino, da Gela a Taranto, da Viggiano a Falconara.
E visto che qui parliamo di petrolio, mi pare opportuno ricordare il clero d’Abruzzo che in questi anni ha ascoltato le ragioni della gente, della scienza, del buon senso, e un po’ anche mie, nel contrastare il petrolio d’Abruzzo e in favore del Parco Nazionale della Costa teatina. I vescovi Bruno Forte (Vasto), Tommaso Valentinetti (Pescara), Carlo Ghidelli e Emidio Cipollone (Lanciano), assieme al rappresentante della pastorale sociale Carmine Miccoli, sono ripetutamente scesi in campo senza paura contro l’Eni, la Forest Oil, la Medoilgas che hanno intenzione di bucare l’imbucabile in Abruzzo.
Io credo che l’intera Conferenza Episcopale d’Abruzzo e del Molise sia una manifestazione concreta di questa “conversione ecologica” di Father McDonagh.
E invece quelli di cui non riesco a capacitarmi sono i vescovi di Basilicata.
Perché tacciono? Di cosa hanno paura? Non vedono la degradazione ambientale della loro regione? Non vedono i conseguenti danni sociali ed economici, in termini di povertà, emigrazione, malattie che la petrolizzazione targata Eni e Total ha portato loro?
Perché difendere a spada tratta la vita – intesa solo come aborto ed eutanasia – e mai invece tutto quello che c’è in mezzo il nascere e il morire e che si chiama qualità della vita, aria pulita, acqua sana e la speranza di vivere sereni?
A giugno 2011 scrissi a tutti i vescovi lucani. Silenzio tombale. E poi ancora a Marzo 2012. Agostino Superbo, Vincenzo Orofino, Giovanni Ricchiuti,Gianfranco Todisco, Salvatore Ligorio in tutti questi anni delle trivelle in Lucania non hanno saputo dire una parola in difesa del loro creato e della loro gente.
Sono loro i ciechi e i sordi di Father McDonagh?
E poi mi sovviene questa frase di tanti anni fa, di un altro gesuita: il potere serve solo per farci del bene, altrimenti è inutile, cari vescovi lucani.
The sole advantage of power is that you can do more good.
Baltasar Gracian, padre gesuita, 1647