Portella della Ginestra, la bomba senza artificieri di Piazza Fontana, la strage di Brescia, quella della stazione di Bologna, la strage dell’Italicus, l’omicidio di Aldo Moro, di Mauro De Mauro, di Ilaria Alpi e di Mauro Rostagno. Pier Paolo Pasolini massacrato di botte da mani oscure e l’aereo del presidente dell’Eni Enrico Mattei. E poi un altro aereo, quello caduto su Ustica senza un perché. L’ombra di Stay Behind dietro la strage di Alcamo Marina, apparati, servizi e boss che confezionano il botto in via d’Amelio, l’agenda rossa di Paolo Borsellino e la scomparsa di Emanuela Orlandi, la strage degli innocenti in via dei Georgofili. E poi quella di Brindisi, scomparsa troppo presto dalle pagine dei quotidiani. Dipanare il filo rosso delle stragi irrisolte di questo Paese fa quasi impressione. Fa impressione soprattutto perché i botti senza colpevoli che hanno insanguinato la storia italiana sono molto più diffusi di quelli che hanno poi trovato ricostruzioni credibili nelle aule di tribunale.
Uno dei problemi di questo Paese è che non c’è ad oggi una narrazione condivisa della Storia italiana. A ben pensarci di storie d’Italia ne esistono più di una: una ufficiale, una ufficiosa e presunta, ed un’altra – la più importante – fatta di dubbi, domande e oscuri interrogativi. Tutte questioni alle quali hanno provato a dare una risposta inchieste giornalistiche e storiche. Ma quando si tratta di trovare il bollo di autenticità in un’aula di giustizia quei dubbi rimangono fermi e cristallizzati. Solo per fare un esempio, ci sono voluti 50 anni esatti perché un giudice terzo mettesse nero su bianco che l’aereo di Enrico Mattei non era caduto per un incidente ma era stato sabotato.
Eppure in questo Paese un sancta sanctorum delle verità occultate potrebbe anche esserci. Sono gli archivi dei servizi, che troppo spesso hanno giocato molteplici e controversi ruoli sullo sfondo delle stragi. La procura di Palermo, indagando sulla scomparsa del giornalista dell’Ora Mauro De Mauro, chiese ai servizi di produrre i fascicoli delle operazioni messe in atto dal Sid (l’allora servizio informativo della difesa) nel periodo della scomparsa del cronista. “Il Servizio informazioni della Difesa ha comunicato di non aver svolto alcuna indagine sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro” fecero sapere gli 007 su carta intestata del Ministero della Difesa. Eppure più di un testimone aveva raccontato di come l’allora capo del Sid Vito Miceli si fosse precipitato a Palermo nel novembre del 1970 per ordinare di insabbiare le indagini sulla scomparsa di De Mauro. Forse di quelle operazioni non esistono fascicoli o prove scritte. Forse non esistono più. O forse semplicemente non verranno mai fornite ad una procura.
Adesso però si parla di una possibile presidenza del Copasir al Movimento Cinque Stelle. Un’ipotesi che sembra atterrire alcuni commentatori di indubbia autorevolezza. “Ma come? I grillini a guardia della sicurezza della Repubblica?” L’idea che i parlamentari a Cinque Stelle “forzino” il sancta sanctorum dei segreti di Stato, però, è stimolante. Almeno per un cronista. Perchè le tante verità negate alla conoscenza dei cittadini fanno dell’Italia una democrazia a tutti gli effetti monca. È una democrazia monca che democrazia è?