Scritto dall'assistente peruviano Edwin Tinoco, e in fase di stampa per la modenese Artestampa, Io & il maestro è un racconto fedele ed intimo di 12 anni in compagnia del tenore.L'editore: "Incomprensibile stop". Il legale: "C'è un accordo firmato da Tinoco nel 2006 dove s'impegna a non violare la privacy del maestro"
Non c’è pace tra gli eredi. Le prossima pubblicazione della biografia di Luciano Pavarotti, a firma del fedelissimo assistente peruviano Edwin “Tino” Tinoco, provoca la reazione dei legali di Nicoletta Mantovani che diffidano l’editore modenese Artestampa dalla pubblicazione. Cosa ci sia mai tra le pagine di “Io e il maestro. Dodici anni con il più grande tenore del mondo” da provocare una reazione così dura e repentina non trapela delle bocche cucite dei legali della Mantovani e nemmeno dall’editore Carlo Bonacini.
“Tre anni fa ci siamo incontrati con Edwin e lui mi ha consegnato un malloppo con parecchi appunti sulla sua vita a fianco di Pavarotti che voleva pubblicare”, spiega Bonacini al Fatto Quotidiano Emilia Romagna, “così era impubblicabile allora ci siamo dati da fare e abbiamo compiuto tutti i riscontri storici del caso, abbiamo fatto tutte le opportune verifiche di cronaca e dopo il semaforo verde di ben quattro avvocati a cui ho sottoposto lo scritto, ho tentato di avvisare Nicoletta Mantovani, le volevo mostrare le bozze prima di partire con la stampa, ma non mi hai mai risposto se non con la telefonata del suo legale”.
“Questa diffida è incomprensibile”, continua, “e dire che il mio sogno è di condividere questo libro anche con lei. Da piccolo editore quale sono voglio pubblicare qualcosa di prezioso e soprattutto di profondamente affettivo che lasci il segno. E’ il dovere di un casa editrice minore come la nostra”.
La storia di Edwin Tino Tinoco è la realizzazione del cosiddetto “sogno americano”, puntualizza Bonacini. Una vicenda professionale che inizia nel 1995, quando Luciano Pavarotti fa il suo ingresso all’Hotel Las Américas di Lima, e il giovane Edwin Tinoco, responsabile del servizio alimentare e bibite , lo sta aspettando insieme ai colleghi con la direttiva di accogliere l’ospite con ogni riguardo. Edwin saluta deferente mister Pavarotti, ma d’un tratto qualcosa nel protocollo salta: Big Luciano gli mette una mano sulla spalla e dice “Ciao, Ciccio” con un largo sorriso. Edwin intuisce di avere davanti l’uomo che gli cambierà la vita.
Da qui Tinoco diventa l’immancabile segretario personale, sorta di governante tuttofare, per ben dodici anni, in giro per il mondo, ad ogni tournée, fino al 2007 quando big Luciano muore per un cancro al pancreas. L’affetto del tenore verso il suo assistente peruviano è tale che nel lascito testamentario viene staccato un assegno con 500 mila di euro.
“Edwin ha lasciato la fidanzata, un figlio, un lavoro e gli affetti più cari a Lima per percorrere un’avventura durata oltre due lustri”, chiosa Bonacini, “dentro alle 300 pagine del libro Tinoco racconta di sè e degli incontri con il tenore e con i vip di tutto il mondo, dai presidenti americani ai grandi cantanti come l’amico Frank Sinatra, ma anche della vita di tutti i giorni”.
Un occhio probabilmente fin troppo indiscreto sulla sfera privata ed intima del maestro che alla Mantovani non deve essere proprio andata giù. “Lo so, questa è tutta pubblicità gratuita al libro, ma io sono intenzionato ad andare avanti. Sabato 23 marzo dalle 10 alle 12 al Festival Buk di Modena faremo un incontro con l’autore dove si illustrerà il progetto del libro”.
“Facciano ciò che vogliono ma poi ne dovranno rispondere in tribunale”, spiega al Fatto Quotidiano il difensore di Nicoletta Mantovani, l’avvocato fiorentino Patané, “Può essere anche il più bel libro del mondo, ma nel 2006 Pavarotti ha fatto firmare a Tinoco un accordo dove c’è scritto che non avrebbe divulgato informazioni della sfera privata dal maestro. La mia cliente fa rispettare questo accordo, la posizione è chiara, non ci sono margini di trattativa”.
“Poco tempo fa una collaboratrice della mia assistita ha ricevuto una mail dall’editore di Artestampa. Non c’era nessuna bozza del libro, semmai quest’ultimo desiderava incontrare la signora Mantovani che ha subito detto di no”, spiega Patané, “Ero stato subito chiaro con il legale dell’editore modenese, la mia lettera di risposta ce l’hanno ancora”.
“Io non ero il legale della Mantovani nel 2006 e nemmeno di Pavarotti, ma l’accordo l’ho letto ed è molto dettagliato e minuzioso”, conclude, “le volontà del maestro vanno rispettate”.