“Non ho visto lo scontro tra Travaglio e Pietro Grasso, ma a me interessa soltanto il discorso della Procura Nazionale Antimafia, perché questa è storia”. Sono le parole del Procuratore Capo di Torino, Giancarlo Caselli, contattato telefonicamente dalla trasmissione “Un giorno da pecora”, su Radio Due. “Io sostengo di aver subito un’ingiustizia” – afferma il magistrato – “ci fu una legge contro di me. Per due volte il Csm ha bandito un percorso per il successore di Vigna alla Dna, e per due volte con un intervento ad personam, per punirmi del processo che avevo fatto ad Andreotti, sono stato estromesso dal concorso“. E aggiunge: “La seconda volta accadde quando ero vicino al traguardo”. Caselli spiega: “Sia io, sia Grasso avevamo ricevuto tre voti, ma a quel punto interviene la legge contro la mia persona, vengo cancellato dal concorso e in plenum ci va soltanto Grasso”. E sottolinea: “Non so chi avrebbe vinto, io so solo che quella legge contro di me fu dichiarata incostituzionale. Ma intanto i giochi erano fatti”. Il magistrato poi ricorre a una metafora calcistica per spiegare quello che avvenne: “Diciamo che le regole del gioco sono state cambiate a partita iniziata, e il cambiamento è valso solo per una squadra. Non so se il capitano della squadra preferita avrebbe potuto rifiutare quell’aiuto” – conclude – “Il mondo del calcio non è mica quello della giustizia”
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