Il “piano B” del governo di Nicosia per salvare l’economia cipriota prevede, tra le altre cose, una tassa del 15% sui depositi oltre i 100mila euro. Il Parlamento ha approvato il pacchetto che contempla anche la creazione di un “fondo di solidarietà” e fornisce all’esecutivo il potere di imporre restrizioni sui movimenti dei conti correnti. Il provvedimento si è reso necessario per evitare fughe di capitali alla prevista riapertura delle banche martedì 26 marzo. Domenica 24 a Bruxelles, invece, è previsto il vertice dei ministri delle Finanze dell’Eurogruppo per discutere del caso.
E nel frattempo continua il botta e risposta tra Mosca e Nicosia sulla crisi che ha colpito l’economia dell’isola. Dopo le dichiarazioni del ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, che aveva annunciato la fine dei negoziati, arriva l’intervento del premier Dmitri Medvedev, secondo il quale Mosca “non ha chiuso le porte” a Cipro ed è pronta a valutare i possibili modi per sostenere l’isola. Medvedev, nel corso di una conferenza stampa con il presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso, spiega che Mosca “non ha detto di non voler discutere affatto”, ma di essere pronta a farlo “solo dopo un accordo definitivo con la partecipazione dell’Ue e di Cipro”.
Un’apertura condizionata, che in parte smentisce quanto dichiarato da Siluanov, secondo il quale Mosca “non era interessata alle proposte di Nicosia”. Il ministro delle Finanze cipriota Michalis Sarris aveva chiesto una estensione di cinque anni di un prestito russo di 2,5 miliardi di euro, con una riduzione del tasso di interesse, e proposto investimenti nel settore bancario ed energetico in cambio di un sostegno finanziario per risolvere la crisi dell’isola mediterranea in cui molti imprenditori russi hanno conti milionari. Ma proprio i colossi del gas Gazprom e quello petrolifero Rosneft hanno fatto sapere di non essere interessati, almeno per ora, relative ai giacimenti nel Mediterraneo su cui grava il problema della disputa territoriale con la Turchia, le ricerche sismologiche non ancora completate, la mancanza di chiarezza sui giacimenti oggetto dell’offerta.
La Grecia rileverà le succursali delle banche cipriote
Il governo di Nicosia, intanto, ha raggiunto con quello di Atene un accordo in base al quale la Grecia rileverà le succursali della banche cipriote in territorio ellenico, ponendo così fine a giorni di incertezza sul destino delle sedi. “Al termine di colloqui fra il presidente cipriota Nicos Anastasiasdes e il premier greco Antonis Samaras è stato confermato che la questione del trasferimento dell’attività delle succursali delle banche cipriote in Grecia è stata risolta nei termini più favorevoli nelle attuali circostanze con un beneficio significativo per la parte cipriota”. I ministri delle Finanze dell’Eurogruppo avevano escluso le succursali elleniche delle banche cipriote dal controverso prelievo forzoso previsto nel piano di salvataggio offerto la scorsa settimana a Nicosia, a condizione che tali agenzie fossero trasferite a banche greche.
Il governo cipriota alla ricerca di un piano B
Intanto sotto la pressione di un ultimatum della Bce – che senza un nuovo piano di salvataggio condiviso garantirà livello di liquidità di emergenza solo fino a lunedì prossimo – e con un’economia interna quasi paralizzata dopo giorni di chiusura delle banche, il governo di Nicosia sta annaspando alla ricerca di una soluzione che eviti la bancarotta del sistema finanziario. I 56 deputati che formano il Parlamento sono pronti a convenire in qualsiasi momento nell’aula per votare misure in grado di evitare il disastro: un piano B in grado di convincere la troika Ue–Fmi–Bce, i mercati e i cittadini.
Le misure alternative allo studio dell’esecutivo cipriota – raccolte nel cosiddetto “programma di sostegno” per l’economia – si dovranno concretizzare in un progetto di legge che sarà sottoposto al più presto all’approvazione del Parlamento. Pochissimo è trapelato sui nuovi provvedimenti allo studio. Le poche indiscrezioni indicano la creazione di un fondo di solidarietà che dovrebbe impegnare i beni dello Stato e parte degli ingenti beni immobiliari della Chiesa greco-ortodossa come base per un prestito d’emergenza, e una forte ristrutturazione del sistema bancario, in particolare con misure straordinarie per controllare il capitale delle banche. L’Europa continua ad esercitare un’azione di pressing. L’Eurogruppo ha chiesto “rapidamente una nuova proposta dal Paese” ed ha confermato la disponibilità a proseguire i negoziati sul programma per Cipro, “rispettando i parametri già definiti”. Le preoccupazioni restano molto alte. Ma l’agenzia di rating Fitch ha escluso che la crisi di Cipro possa avere “implicazioni immediate sui rating sovrani degli altri Paesi dell’Eurozona”. Per contro, Standard & Poor’s ha declassato ulteriormente il rating di Cipro a ‘ccc’ da ‘ccc+’.
Anche la Commissione europea torna a esortare il governo dell’isola: “Nella situazione attuale è molto importante che Cipro approvi le leggi sulla risoluzione delle banche e sulla restrizione dei capitali, come ha chiesto il commissario Rehn”, ha dichiarato un portavoce della Commissione Ue, spiegando che Bruxelles sta esaminando il piano che prevede un fondo di solidarietà. “La restrizione di capitali è necessaria per evitare movimenti di fondi che possano mettere a rischio la stabilità della zona euro visto che Cipro rappresenta un rischio sistemico”, ha aggiunto il portavoce, ricordando come le misure straordinarie che limitano la libera circolazione dei capitali possono essere applicate quando “giustificate da motivi di ordine pubblico”.
Nonostante i messaggi tranquillizzanti lanciati dal governo di Nicosia sul fatto che Cipro non avrà bisogno di fare ricorso al prelievo forzoso sui depositi bancari, ieri si sono ingrossate le file di persone in attesa di poter prelevare quanto più denaro possibile dagli sportelli automatici della Laiki Bank (Banca Popolare) di Cipro, la seconda per grandezza del Paese. Le code si sono allungate dopo la diffusione di voci sulla possibile chiusura dell’istituto di credito in seguito ad una fusione con la maggiore Bank of Cyprus. La tensione è però esplosa quando circa 300 dipendenti della Laiki Bank si sono radunati davanti al Parlamento per protestare contro la possibile chiusura della banca. Si sono verificate scene di disperazione e anche lievi scontri con gli agenti di polizia in assetto antisommossa schierati all’esterno dell’edificio. Solo in serata sono giunte notizie più rassicuranti. La Banca Centrale di Cipro ha smentito categoricamente le voci circa la possibile chiusura della Bank of Cyprus. E lo stesso governatore, Panicos Demetriades, ha annunciato che i depositi bancari sino a 100.000 euro saranno garantiti e che tutte le iniziative per risolvere la crisi del sistema bancario cipriota e per evitare la catastrofe sono state messe in atto.
La questione di Cipro, per cui il 16 marzo scorso l’Eurogruppo aveva deciso il prelievo forzoso dai conti in cambio di un piano di salvataggio, non può essere risolta solo dai contribuenti dell’Eurozona spiega il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, in un’intervista al quotidiano greco Ta Nea. “I creditori delle banche di Cipro devono condividere il peso del salvataggio” argomenta il ministro che ha aggiunto che l’Eurozona è pronta ad aiutare l’isola che deve impegnarsi a risolvere il problema alla radice. Schauble, è anche scettico sul ‘piano B’ ipotizzato per uscire dalla crisi bancaria, dopo il passo indietro sul progetto di prelievo forzoso generalizzato sui conti correnti concordato inizialmente con l’Europa ma bocciato dal Parlamento. “La cosmetica da sola non basta”, pare abbia detto Schauble, convinto che Cipro debba “fare seriamente” scelte di austerità.