Centinaia di dipendenti della logistica assieme ai Si-Cobas hanno hanno occupato gli ingressi di Interporto, Sda e Coop Centrale Adriatica di Bologna dove la situazione è degenerata con le manganellate della polizia. La protesta in vista del rinnovo del contratto nazionale: "ci trattano come schiavi e Cgil, Cisl e Uil si piegano ai padroni"
Traffico bloccato, cariche della polizia, inseguimenti lungo la via Emilia, un ferito in modo serio portato via in ambulanza, diversi contusi tra i facchini aderenti ai Si Cobas di Anzola. Questo il bilancio dopo gli scontri con le forze dell’ordine che hanno tentato di togliere il blocco imposto al polo logistico bolognese da un centinaio di manifestanti tra lavoratori, sindacalisti Si-Cobas e attivisti dei centri sociali.
Attorno all’ora di pranzo i due schieramenti hanno iniziato a fronteggiarsi davanti ai cancelli dell’edificio dove operano Unilog e Cta, ma blocchi erano in corso anche a pochissimi metri di distanza, di fronte al magazzino di Coop Centrale Adriatica. I manifestanti inizialmente sono arretrati di fronte all’avanzata di carabinieri e polizia, poi il contatto, le manganellate, e alla fine vere e proprie scene di guerriglia, tra fughe precipitose, lanci di sassi, e rincorse manganello alla mano. Scene che si sono susseguite per almeno mezz’ora in mezzo agli automobilisti imbottigliati, fino a quando un tir, rimasto fino ad allora bloccato, non è riuscito a mettersi in strada. Alcuni facchini, secondo testimoni oculari, si sono aggrappati alle fiancate e uno di loro ha resistito più degli altri mentre il mezzo ha proseguito nella sua marcia. Alla fine, secondo quanto riferito, l’uomo è caduto e ha battuto la testa. Immediati i soccorsi del 118 arrivati con l’elicottero. L’uomo, rimasto per tutto il tempo immobile e senza conoscenza, è stato portato via in ambulanza.
Era iniziata all’alba la prova di forza dei Si-Cobas, sindacato emergente della logistica, quando i facchini aderenti al sindacato di base hanno dato vita a picchetti e blocchi dei tir e delle merci in tutto il nord Italia. E’ successo ad esempio all’Interporto di Bologna, 500mila metri quadri di magazzini, un’area doganale e 3 terminal ferroviari per un totale di 9 milioni di tonnellate di merce movimentata ogni anno. Ma ci sono state proteste anche nel polo logistico di Piacenza e in quello di Milano e Padova, così come a Treviso. Appena scoccato il 22 marzo su twitter sono iniziato ad arrivare le foto dei blocchi e dei presidi dei facchini accompagnate dall’hashtag #logistica. “Sta per essere rinnovato il contratto nazionale di categoria merci e logistica e questa volta decidiamo noi – ha spiegato Aldo Milani, coordinatore nazionale Si Cobas – Cgil, Cisl e Uil stanno trattando per il rinnovo e sono pronte a piegarsi alle condizioni dei padroni. Noi vogliamo lottare per i nostri diritti perché in questo settore siamo trattati come schiavi”. I Si Cobas hanno chiesto nello specifico una clausola sociale per conservare stipendio e posto di lavoro in caso di cambio appalto, libera scelta di essere soci o dipendenti, malattia e infortunio al 100%, ferie pagate, permessi e buoni pasto da 5,29 euro al giorno, e un aumento di 150 euro al mese per tutti.
A Piacenza, guidando lo sciopero contro Ikea, Milani ha rimediato un foglio di via che gli impedirà per tre anni di mettere piede in città. Lo sciopero di 24 ore di oggi è il risultato di una serie di assemblee e di azioni clamorose che si sono tenute in tutto il nord Italia e che poco alla volta hanno catalizzato l’attenzione non solo dei facchini che si sono iscritti in massa al nuovo sindacato, ma anche dei centri sociali e dei movimenti a loro collegati. “Immagino si sentano vicini a noi per le pratiche radicali che mettiamo in campo. Di certo sono fondamentali”, commenta Milani. I Si Cobas nei mesi scorsi si sono fatti conoscere per le proteste organizzate all’Ikea di Piacenza e al magazzino di Coop Centrale Adriatica a Anzola, a pochi chilometri dalle Due Torri. Oggi, di nuovo, lo scontro ad Anzola.
“Il diritto allo sciopero e di manifestare non è in discussione, mentre non è accettabile il ricorso al blocco dei cancelli per impedire l’accesso e l’uscita dei camion merci: è una pratica illegale che crea un disagio ai cittadini, ai lavoratori e ai consumatori”, dichiara la direzione di Coop Centrale Adriatica.
“In questo settore ci sono tante finte cooperative che adottano contratti meno onerosi e con salari più bassi rispetto al ccnl che adottiamo noi. Sono realtà che drogano il mercato con prezzi più bassi ottenuti pagando meno i lavoratori e risparmiando sulla sicurezza”, aggiunge Livio Nanino di Aster Coop, la cooperativa che ha in appalto diretto la gestione di parte delle attività logistiche di Centrale. Una problematica, quelle delle coop “finte”, che è stata sollevata più volte da vari sindacati e che ormai sta trascinando nell’illegalità gran parte del settore della logistica.