Ancora oggi, dopo tanti anni, se a bruciapelo chiedete a qualcuno: “Chi è Nencini?”, dieci volte su dieci vi sentirete rispondere: “Ma non era un bravo ciclista?”. Nessuno, ma proprio nessuno, risponderà: “Ma non è un bravo socialista?”. L’importante dei Nencini era Gastone, che morì nel 1980 a soli 50 anni, vinse un Giro e un Tour, fece in tempo a correre e perdere con Coppi, Magni e Anquetil, ma divenne ugualmente un mito per il naso da grimpeur e le battutacce velenose.
L’altro, il misconosciuto, è solo un cugino nato pure lui a Barberino del Mugello, si chiama Riccardo, dice di essere l’erede del socialismo italiano, ma quello senza Craxi. Rappresenta più o meno solo se stesso e appare in tv per le grandi occasioni. Quest’anno sono state due: l’abbraccio con Bersani e la consultazione con Napolitano. Per via della parentela, Riccardo è presidente del comitato regionale toscano della Federazione Ciclistica Italiana.
Quest’anno si correranno in Toscana i campionati del mondo, è la sua grande occasione per diventare popolare, tornare a favore di telecamera e ipotecare un futuro. Riccardo Nencini è in buona compagnia e non è il solo ad aver avuto l’attimo di telegloria. Grazie a Napolitano e al corridoio cerimoniale del Quirinale, si sa dell’esistenza di Richard Theiner, segretario della Svp, altrimenti ignoto al di qua della chiusa di Salorno. Si è gettato un fuggevole sguardo anche su Pino Pisicchio, il tabacciano dal nome circense e l’aria seria, su Loredana De Petris, politica di lungo corso (esordiente nel 1980 in Democrazia Proletaria) ma di visibilità zero virgola e persino sul senatore Giacomo Stucchi, federale della Lega. Come per il citato Nencini, anche Stucchi è ignoto. Di Stucchi si conosce solo il marchese de “Il Vedovo”, che fa precipitare Alberto Sordi nella tromba dell’ascensore (l’immortale battuta: “Ma che fa marchese, spinge?”). Televisivamente parlando si è trattato di innovative apparizioni, a cominciare da Boldrini e Grasso, i neofiti impacciati, fino ai cittadini Vito Crimi e Roberta Lombardi, latori del comunicato numero uno M5S il cui unico pregio è stata la chiarezza: vogliamo questo e, se non ci date questo, vogliamo quest’altro e quello. E inconsuete sparizioni, come quella di Beppe Grillo, ripreso mentre filava dal retro su un Suv sette posti nero con vetri neri (Kia, sempre meno cafonal del Bmw).
Anche Spadolini restava muto, ma almeno passava davanti ai giornalisti e salutava alla militare.
il Fatto Quotidiano, 21 Marzo 2013