Ieri la sentenza del giudice contro Andrea di Gisi, ex dipendente del’azienda Case Basse, colpevole di aver sversato nelle fogne 62.600 litri di Brunello: 4 anni di reclusione, dai 6 richiesti dal Pubblico Ministero che sono stati ridotti con la formula del rito abbreviato. Oggi la notizia che Gianfranco Soldera, azienda Case Basse, una fra le più note e costose d’Italia, lascia il Consorzio del Brunello di Montalcino. Da tempo erano noti i giudizi di Soldera, espressi anche al nostro giornale, ma sorprende che un’azienda simbolo dell’eccellenza vinicola italiana in tutto il mondo si debba dissociare dell’operato del Consorzio che dovrebbe rappresentarla, in un momento storico in cui la metà della produzione di vino italiano viene venduta all’estero: dunque ci sarebbe bisogno di maggiore coesione negli organismi nati per tutelare, garantire e promuovere i marchi.
Perché ha lasciato il Consorzio?
Se uno lascia un’associazione, è evidente che non sia più d’accordo col suo operato.
Ma non è la prima volta per lei. Diverse sue richieste, perfino di dimissioni di alcuni membri del Consorzio dopo Brunellopoli, sono state respinte dagli altri produttori aderenti. Ma allora perché lasciare proprio ora, il giorno dopo la sentenza che le ha reso giustizia, c’è un nesso?
La sentenza non c’entra nulla, rimandavo questa decisione da tempo.
Ma perché farlo dopo che il Consorzio aveva manifestato la solidarietà di tutti i produttori per l’accaduto?
Li ringrazio per la solidarietà. Ma di certo non posso accettare l’offerta di ricevere un po’ di vino da altre aziende, in quanto contraria allo spirito con cui ho proceduto per 40 anni. Ho proposto al Consorzio di raccogliere tale vino e venderlo, per poi finanziare col ricavato studi e ricerche sul Sangiovese a Montalcino. Ma forse nessuno mi ha sentito…
Immagino non sia la prima volta che lo chiedesse. Dato che lei sostiene la ricerca da tanti anni, a sue spese. Alla ricerca è dedicato il Premio che porta il suo nome, col patrocinio della Camera dei Deputati e riconoscimento del Presidente della Repubblica, e che anche quest’anno ha premiato due giovani ricercatori. Può ancora permettersi tutto questo dopo il danno?
Continueremo comunque. Con tutti i sacrifici possibili. Almeno ci è rimasta una parte della produzione del Brunello 2006 imbottigliato, che da oggi ricominceremo a consegnare, e una parte limitatissima delle annate seguenti, conservata in botti più piccole, che sarebbe stata usata per travasi e colmature.
Fra gli studi che sono stati in lizza per il Premio Soldera di quest’anno, spicca uno che, malgrado non abbia vinto, è stato finanziato dal TTB (Alcohol and Tobacco Tax Trade Bureau) degli Stati Uniti: mirante ad ottenere la tracciabilità per il controllo della filiera produttiva, a livello di singola azienda, basata sul DNA. Ossia sui marcatori genetici che caratterizzano diversi vini monovarietali, fra cui il Brunello di Montalcino che ha rappresentato il sistema modello d’eccellenza per la messa a punto di metodi di autenticazione della composizione varietale del vino mediante test del DNA.
Insomma, in tempi di polemiche sulla tracciabilità degli alimenti, si tratta di uno studio importante, fatto dall’Università di Siena, specie in un territorio in cui, pochi anni fa, è stata necessaria la Procura di Siena per fare chiarezza. Uno studio che è stato messo in luce da Gianfranco Soldera, inarrestabile, nonostante i suoi 76 anni. Quelli che verranno li passerà fuori dal Consorzio, come aveva in passato fatto Biondi Santi, tra i più grandi interpreti del Brunello di Montalcino.