In Spagna è stata costituita una società apposita per raccogliere i crediti in stato di insolvenza delle banche che hanno ricevuto sussidi pubblici. L’esperienza potrebbe essere molto utile anche da noi, per rompere il circolo vizioso che lega sofferenze e politiche sui nuovi finanziamenti.
di Carlo Milani* (Fonte: lavoce.info)
La Sareb spagnola
Il 25 giugno del 2012 il Governo spagnolo ha richiesto ufficialmente l’aiuto all’Unione Europea per la ristrutturazione e ricapitalizzazione del settore bancario domestico. Nell’ambito del Memorandum di intenti, sottoscritto tra il Governo spagnolo e le autorità europee con il supporto del Fondo monetario internazionale, uno dei punti cardine riguarda la costituzione di una nuova società diasset management. La sua finalità è quella di raccogliere i crediti in stato di insolvenza, più o meno grave, delle banche spagnole che hanno ottenuto il sostegno attraverso capitali pubblici, per poi gestire queste attività, allo scopo di massimizzarne il ritorno economico, nell’arco di quindici anni. In altri termini, è stata prevista l’istituzione di una bad bank, che ha preso il nome di Sareb – Sociedad de Gestión de Activos procedentes de la Reestructuración Bancaria. (1)
Il primo obiettivo di Sareb è rimuovere velocemente i crediti in stato di insolvenza, soprattutto legati al mercato immobiliare, dai bilanci delle banche che hanno già ricevuto aiuti pubblici: Bfa-Bankia, Catalunya Banc, Novagalicia Banco e Banco de Valencia. A dicembre del 2012 queste banche hanno trasferito a Sareb impieghi bancari per un controvalore di 54 miliardi di euro. In una fase successiva potranno trasferire i crediti deteriorati anche le banche che hanno solo di recente fatto domanda per un piano pubblico di sostegno (ovvero Caja3, Banco Mare Nostrum, Banco Ceiss e Liberbank). Considerando anche questo secondo gruppo, gli attivi trasferiti a Sareb non dovrebbero comunque eccedere i 90 miliardi di euro. E lo stesso potranno poi fare anche quelle banche che avendo esigenze di capitale superiori al 2 per cento dei risk-weighted assets non riescano, entro il 30 giugno del 2013, a trovare capitali privati necessari a rimpiazzare le contingent convertible securities (Cocos) sottoscritte dal fondo pubblico di ristrutturazione bancaria.
Come funziona
Il prezzo di trasferimento delle attività a Sareb è determinato dalla Banca di Spagna sulla base di una stima del valore di mercato, a cui poi è applicato uno sconto (haircut). In media, il valore di trasferimento è stimabile in meno del 40 per cento del valore nominale del credito vantato. A fronte delle attività trasferite, Sareb emette dei titoli di debito, costruiti in modo da rispecchiare i requisiti per essere accettati come collaterale dalla Bce, che vengono garantiti dallo Stato spagnolo e sottoscritti dalle banche che hanno trasferito i crediti in sofferenza.
Uno dei vincoli imposti è che la quota di partecipazione pubblica al capitale di Sareb non possa eccedere il 50 per cento. È perciò previsto che possano entrare nel capitale investitori privati nella forma di banche, che non abbiano trasferito crediti deteriorati, assicurazioni e ogni altro investitore, cosicché a metà dicembre 2012 il capitale di Sareb era per il 52 per cento in mano a banche private (Santander, Caixabank, Banco Sabadell, Popular, Kutxabank). Ad attirare gli investitori privati dovrebbero contribuire le prospettive di redditività: il Roe annuo stimato dalla Banca di Spagna per Sareb è pari a circa il 14 per cento.
Grafico 1. Sofferenze bancarie in % degli impieghi
Fonte: Rapacciuolo (2013).
Sareb costituisce, in definitiva, un caso di studio molto importante per il contesto italiano caratterizzato da un progressivo aumento dell’incidenza delle sofferenze bancarie. Dal grafico 1 si può constatare infatti come la Spagna sia riuscita a invertire la tendenza fortemente crescente delle sofferenze proprio grazie alla creazione della bad bank, mentre in Italia i crediti patologici continuano inesorabilmente a crescere. (2) Riadattata al nostro contesto, in cui le difficoltà derivano soprattutto dal segmento dei crediti verso le imprese piuttosto che da quelli delle famiglie, l’esperienza spagnola potrebbe essere molto utile per cercare di rompere il circolo vizioso che lega la presenza delle sofferenze e le politiche di erogazione di nuovi finanziamenti.
(1) Per maggiori dettagli si veda Frob – Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria, 2012, “Asset Management Company for Assets Arising from Bank Restructuring”.
(2) Si veda Rapacciuolo C., 2013, “Credit crunch e recessione: il circolo vizioso si spezza solo con una politica economica che rilancia la crescita”, Nota Centro studi Confindustria n. 2013-2.
*Carlo Milani: Economista presso il Centro Europa Ricerche (CER). Svolge prevalentemente la sua attività di ricerca nel campo del banking, ambito nel quale ha pubblicato diversi studi su riviste nazionali e internazionali. E’ inoltre esperto di modelli econometrici utilizzati per la previsione e la simulazione di scenari macroeconomici. Per molti anni ha lavorato presso l’Ufficio Studi dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI). E’ stato visiting researcher presso la London School of Economics (LSE).
Twitter @MilaniC