Mentre a Roma si discute se un gruppo di senatori della Lega, o addirittura del Pdl, potrebbe uscire dall’aula del Senato per abbassare il quorum e far nascere così un governo Bersani, molti dimenticano che un governo ce l’abbiamo. Un governo di zombi, visto che è dimissionario dal 21 dicembre scorso, cioè da più di tre mesi. E gli zombi, i morti che ritornano, sono in genere vendicativi e feroci nei confronti dei vivi, almeno quanto il senatore a vita Mario Monti lo è nei confronti degli italiani.
Ogni giorno che passa dobbiamo registrare una nuova catastrofe, come la vicenda dei due soldati italiani che hanno ucciso dei pescatori indiani, sono stati arrestati, poi riportati in Italia “per votare”, poi riconsegnati alle loro famiglie violando un impegno solenne preso dal governo e, infine, rimandati in India dopo che qualcuno di buon senso nelle segrete stanze ha fatto capire allo zombi-ministro-degli-esteri che gli italiani non sarebbero più stati accettati nelle istituzioni internazionali neppure come lavavetri se si stracciavano gli accordi in questo modo (come il Fatto aveva immediatamente scritto). Se ci teniamo come ministro Giulio Terzi ancora una settimana ci farà sicuramente entrare in guerra con l’Austria, la Slovenia, la Croazia, la Serbia, l’Albania, il Montenegro e, chissà, magari anche con la Svizzera.
Prendiamo un altro tecnico che non si rende conto della situazione: Francesco Profumo, lo zombi-ministro-dell’istruzione-dell’università-e-della-ricerca. A norma di Costituzione, i governi dimissionari sono in carica solo per gli affari correnti, cioè per garantire che gli stipendi vengano pagati e che se telefonano da Bruxelles ci sia qualcuno a rispondere. Tutto il resto è di competenza del governo che otterrà la fiducia delle due Camere dopo le elezioni.
E il nostro zombi cosa fa, invece? Prima straparla di ridurre la scuola superiore a quattro anni invece di cinque, come se questa fosse una riforma che si può decidere prendendo l’aperitivo in piazza Navona, poi addirittura si immagina che per entrare nella scuola superiore si possano fare i test d’ingresso: come ha scritto nel suo blog Marina Boscaino: “dalla scuola della Costituzione a quella della pre-selezione”. Che la funzione della scuola sia quella opposta, di combattere la disuguaglianza invece che di facilitarla, di permettere ai “privi di mezzi” di “raggiungere i gradi più alti degli studi” (art. 34) al nostro zombi è evidentemente ignoto. A chi avesse dubbi sulla deriva classista del sistema di istruzione italiano segnalo l’almanacco di Micromega sull’uguaglianza e, in particolare, il saggio di Michele Raitano sulle disuguaglianze fra generazioni.
Segue lo zombi-ministro-del-lavoro che, come ha scritto nel suo blog Alessandro Robecchi, ha prodotto “la peggior riforma del lavoro dai tempi di Ramsete II, perché la riforma Fornero ha avuto per i lavoratori precari italiani più o meno le stesse conseguenze del vaiolo sugli aztechi: una strage”.
Infine, lo Zombi-in-Chief Monti, che ha bloccato i pagamenti dello Stato alle imprese per oltre un anno (e ancora non li sblocca, nonostante le rassicuranti chiacchere di questi giorni su un decreto che rinvierebbe tutto al 2014) senza rendersi conto che, date le caratteristiche del tessuto industriale italiano formato in larga parte da microimprese familiari, una scelta del genere significava fare il deserto lì dove c’erano le fabbrichette che ci hanno finora evitato le sorti della Grecia.
Possiamo chiamare, per favore, Dylan Dog che ci liberi da questi mostri? Purtroppo, fino a oggi, Bersani e Grillo non sembrano rendersi conto che gli zombi divorano i vivi e che, se non si fa un governo subito, tra qualche settimana l’Italia sarà ridotta alle dimensioni della Città del Vaticano e con molti meno soldi in cassa di quanto ne abbia lo Ior. Il primo vuole continuare a governare con Monti e il secondo si chiama fuori. Caro Grillo, renditi conto che gli eroi come Dylan Dog intervengono quando c’è bisogno di loro. Gli altri, quelli che rifiutano di agire nel momento in cui c’è bisogno, passano alla storia come Ponzio Pilato.