A Castel Gandolfo Benedetto XVI ha indicato a Bergoglio l'inginocchiatoio pontificio, ma lui ha preferito sedersi accanto al Papa emerito su un semplice banco. Gli ha donato un'icona della Madonna dell'umiltà poi hanno pranzato insieme
“Reverenza e obbedienza”. Si erano lasciati con questa promessa di Benedetto XVI, nel suo ultimo giorno di regno, il Papa emerito e quello che sarebbe diventato presto il suo successore, ma che era ancora vestito con la porpora cardinalizia. Quella promessa di Joseph Ratzinger si è incarnata, stamane, in un gesto semplice e solenne. Il Papa emerito ha accolto Francesco ai piedi della scaletta dell’elicottero che lo ha portato a Castel Gandolfo. Un abbraccio tra due “fratelli”, come ha sottolineato Jorge Mario Bergoglio, entrambi vestiti di bianco.
Al suo predecessore Papa Francesco ha donato un’icona della Madonna dell’umiltà. “Ho pensato a lei appena l’ho vista, alla sua rinuncia al pontificato”, ha detto il Pontefice a Benedetto XVI consegnandoli l’opera. I due Papi hanno pregato insieme nella cappella privata del Palazzo Apostolico. Ratzinger ha indicato a Bergoglio l’inginocchiatoio pontificio, ma Papa Francesco ha preferito sedersi accanto al Papa emerito su un semplice banco. “Un momento di altissima e profondissima comunione”, ha definito l’incontro tra Ratzinger e Bergoglio il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Il colloquio che si è svolto nella Biblioteca privata dell’appartamento pontificio, secondo quanto sottolineato da Lombardi, ha dato modo a Benedetto XVI di ”rinnovare il suo atto di riverenza e obbedienza al suo successore” e a Francesco di esprimere nuovamente la ”gratitudine sua e di tutta la Chiesa per il ministero svolto dal Papa tedesco nel suo pontificato”.
Quarantacinque minuti per guardarsi negli occhi e tracciare il ritratto della Chiesa di Roma e delle sfide che si trova oggi ad affrontare. Un’occasione utile per Francesco per chiedere a Benedetto XVI ulteriori chiarimenti sul contenuto del voluminoso dossier Vatileaks, due tomi di 300 pagine in totale, che Ratzinger ha lasciato sulla scrivania del suo successore. Nomi, dinamiche, lobby. Tutto ciò che Francesco deve conoscere per poter evitare di commettere errori di valutazione nella scelta dei collaboratori più stretti che dovranno aiutarlo nel suo pontificato. Ratzinger vive nella Curia romana dal 1981 e ne conosce pregi e difetti. Bergoglio, che prima dell’elezione al soglio di Pietro non ha mai lavorato nei palazzi vaticani, ha avuto la fortuna di ascoltare i preziosi insegnamenti del suo predecessore, vittima, tra l’altro, dell’infedeltà del suo ex maggiordomo Paolo Gabriele che ha sottratto dalla sua scrivania alcuni documenti riservati, fotocopiandoli e consegnandoli al giornalista Gianluigi Nuzzi che ne ha pubblicato una parte nel suo libro “Sua Santità”.
Dopo il colloquio i due Papi hanno pranzato insieme con i loro segretari: monsignor Georg Gänswein, regista dell’incontro, stretto collaboratore di Benedetto XVI, ma che, nelle vesti di prefetto della Casa Pontificia, sta accompagnando Francesco nei suoi primi impegni di inizio pontificato, e il maltese monsignor Alfred Xuereb, già segretario in seconda di Ratzinger, che di fatto sta svolgendo il ruolo di segretario di Papa Bergoglio. Al termine del pranzo, Benedetto XVI ha riaccompagnato il suo successore all’eliporto di Castel Gandolfo e in un abbraccio i due vescovi “fratelli” si sono impegnati a pregare l’uno per l’altro in attesa di rivedersi, tra poco più di un mese in Vaticano. Ratzinger, infatti, rimarrà a Castel Gandolfo fino alle fine di aprile per poi andare a vivere, ai primi di maggio, in quella che sarà la sua nuova e forse ultima casa: l’ex monastero Mater Ecclesiae nella Città leonina. “Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro”, è l’impegno del Papa emerito.