Il ministro dell’Economia George Osborne ha promesso risarcimenti per le comunità locali dove viene applicato il metodo per l’estrazione del gas naturale che può provocare micro-terremoti e inquinamento di falde acquifere. Ma allo stesso tempo sollecita le imprese a sviluppare la tecnica
Doppia mossa del governo britannico. Il ministro dell’Economia, il cancelliere dello scacchiere George Osborne, ha promesso “incentivi e indennizzi” a tutte le comunità locali dei territori interessati dal controverso fracking, una tecnica per l’estrazione del gas naturale che, è stato appurato, può essere responsabile di micro-terremoti e inquinamento di falde acquifere. Ma, mentre con una mano Osborne elargiva risarcimenti, con l’altra prometteva incentivi alle aziende che si impegneranno a sviluppare la tecnica per poter dare al Regno Unito sempre più gas naturale. Per incoraggiarle a trapanare le campagne britanniche, Osborne ha promesso esenzioni fiscali sui profitti derivanti dal gas. “Questa risorsa è il futuro della nostra economia – ha detto – e faremo in modo che non ci siano ostacoli”.
La fratturazione idraulica – fracking – prevede l’utilizzo di un liquido, solitamente acqua, per creare fratture nei terreni rocciosi, in modo da facilitare l’estrazione di gas o petrolio. In uso dagli anni Quaranta del ‘900, il fracking può generare, in alcuni casi, una micro-sismicità molto localizzata, problemi alla stabilità del terreno e inquinamento da sostanze chimiche delle falde sotterranee. In alcuni Paesi la pratica è stata vietata o fortemente limitata, ma non nel Regno Unito, dove è in uso al momento nel Lancashire, in Galles e in Scozia. Ora persino Hollywood si è interessata all’argomento, con il film Promised Land, uscito di recente anche in Italia, che vede la partecipazione di Matt Damon.
Nel Regno Unito l’opposizione al fracking è crescente e lo si è visto anche dopo l’annuncio del ministro. L’associazione Friends of the Earth ha rilasciato un comunicato a riguardo: “Le comunità locali non accettino le ‘tangenti’ del governo”, dicono gli attivisti. Intanto le popolazioni interessate dalle grandi turbine eoliche già ricevono indennizzi e risarcimenti. Greenpeace, invece, ha sottolineato gli aspetti economici della questione: “Il prezzo delle risorse energetiche non potrà che aumentare. È molto costoso estrarre lo shale gas e la nostra economia non può basarsi su di esso. Inoltre, se diamo tutti questi incentivi fiscali alle aziende, la nostra economia ne verrà compromessa, infatti vorrà dire meno introiti per lo Stato e meno fondi per finanziare le energie alternative”.
Per quanto riguarda la proposta di Osborne, invece, ancora non è chiaro se gli indennizzi alle popolazioni proverranno dallo Stato o dalle aziende. I commentatori esperti di politiche energetiche in queste ore si sono affrettati a dire che molto probabilmente ci sarà una compartecipazione delle spese, ma ancora non è sicuro quale possa essere la reazione delle comunità locali coinvolte. Nel caso delle turbine eoliche e delle enormi wind farm che ormai ricoprono vasti territori del Regno Unito, infatti, le popolazioni di quelle aree hanno spesso accettato gli indennizzi senza replicare. In questo caso, tuttavia, l’impatto ambientale e sulla sicurezza è ben maggiore e ora gli attivisti di Campaign to Protect Rural England assicurano: “Non permetteremo che la bellezza e la sicurezza delle nostre campagne siano compromesse da queste operazioni di profitto”. Nuove cause legali in vista, promettono ora gli ambientalisti.