Michelle Obama non è più l’unica first lady planetaria. D’ora in poi dovrà vedersela con la coetanea Peng Liyuan, bella e raffinata moglie del neo presidente cinese Xi Jinping, eletto il 13 marzo scorso.
Cina, apparentemente, più simile all’Occidente, a quanto pare non potrà più prescindere dalla moglie. Almeno a giudicare dal successo che la signora sta ottenendo anche in Russia dove ieri ha cantato con il coro dell’Armata rossa. In Cina, Peng è da anni una superstar della canzone tradizionale. Quando si è aperto il portellone dell’aereo che lo ha portato a Mosca per la sua prima missione all’estero, il presidente si è presentato sotto braccio alla moglie. Da quel momento tutti i commenti della stampa russa e cinese, così come dei comuni mortali, via Twitter e Weibo (il social network più usato nella Repubblica popolare) sono stati tantissimi e solo per lei, il suo portamento elegante, il cappotto dal taglio impeccabile e la borsa, che i tweet sostengono sia made in Italy. Rare le reazioni negative per stigmatizzare il suo charme poco cinese.
Del resto la maggior parte dei suoi fans, centinaia di milioni, finora l’avevano vista indossare solo abiti di scena. Quelli tradizionali per i programmi del canale di Stato o rigorose divise militari. Perché Peng Liyuan non è solo la più nota cantante cinese ma è anche un ufficiale dell’esercito dal 1980. Dopo un inizio da soldato semplice, scoperte le sue doti da soprano, ha cominciato a esibirsi per i commilitoni. Ma il suo stile non ha niente a che vedere con la freddezza di un militare: Peng appare sempre sorridente e il suo body language, i suoi gesti, fanno supporre che si tratti di una persona simpatica e al contempo molto determinata. Per anni ha vissuto lontana dal marito, il “principe rosso” figlio di un compagno di Mao. Jinping è stimato per la moderazione e l’impegno. Ha lavorato duro per emergere dopo un’infanzia di assoluta povertà in un villaggio di montagna dopo che il padre fu arrestato. E ora si è scelto anche la moglie giusta per dare un’immagine diversa a un Paese ancora incurante dei diritti umani e della libertà di espressione.
C’è da sperare che all’immagine nuova della coppia presidenziale corrisponda una nuova visione della politica, anche se la decisione di creare un asse di ferro con la Russia, ricca di risorse energetiche, indispensabili alla Cina, ma povera di libertà, non sembra promettere altro se non la prosecuzione della spietata realpolitik dei predecessori. Ieri sono stati firmati numerosi accordi per la fornitura di gas e petrolio e la Cina auspica che il volume degli scambi del commercio bilaterale raggiunga i 100 miliardi di dollari entro il 2015. Continua anche la partnership sulla scena internazionale, a partire dal sostegno al regime di Assad in Siria e alla teocrazia iraniana in chiave antiamericana.