“Siamo ancora al carissimo amico”, confidano i più stretti collaboratori di Pierluigi Bersani. Quindi per parlare di ministri è davvero presto. Ancora il segretario deve accertarsi dei numeri in Parlamento, cioè in Senato, prima di proporre al capo dello stato Giorgio Napolitano una lista di ministri con cui andare a prendere la fiducia delle camere. A largo del Nazareno c’è chi sostiene che il segretario possa avere “164 voti in senato”, che significherebbe contare – oltre che su Monti, senatori sudtirolesi, esteri e a vita – addirittura sul sì della Lega oppure su quello dei grillini che hanno votato per Grasso e i dieci del nuovo gruppo nato in seno al centrodestra. Missione impossibile, per quanto Bersani ne neghi l’esistenza. Tanto è vero che a preoccupare il Pd è “se Napolitano vorrà mandare Bersani a cercare quei voti oppure no”.
A maggior ragione il totoministri impazza già da diversi giorni (ben prima che venisse affidato l’incarico a Bersani) sui principali quotidiani e agenzie di stampa, che non possono non offrire al pubblico quotazioni e simpatie per i dicasteri più importanti per tracciare un profilo del governo: più o meno attento ai centristi oppure ai 5 Stelle o ancora a personalità super partes.
Dal Corriere, a Repubblica alla Stampa, molti dei principali giornali sono partiti dal fatto che prima delle elezioni lo schema di Bersani “prevedeva un ministero dell’Economia bilanciato nelle sue deleghe pesanti da un superministro dello Sviluppo, e uno dei nomi per quel dicastero era quello di Enrico Letta“. Oggi Repubblica ritaglia per Letta un ministero tutto nuovo dello Sviluppo sostenibile realizzato dalla fusione dello Sviluppo economico con l’Ambiente. Su tutti i maggior quotidiani per il dicastero dell’Economia rimane forte la candidatura di Pier Carlo Padoan, capoeconomista dell’Ocse. Si distingue di nuovo Repubblica mettendo in pole position il dg di bankitalia Fabrizio Saccomani, che già nei giorni scorsi era stato più volte citato come ministro gradito anche al capo dello Stato. Altri nomi circolati per l’economia, che possono andare anche per lo sviluppo economico e come viceministri, quelli dell’ex dg di Confindustria Giampaolo Galli, del patron della Brembo Alberto Bombassei, degli economisti Carlo Dell’Aringa o Lecrezia Reichlin, del ministro in carica Fabrizio Barca. Tra i papabili nella squadra di governo anche Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Come ministro del Welfare o del Lavoro, invece, sin da prima del voto si faceva il nome di Guglielmo Epifani. Ma in lizza per una poltrona di sono anche Francesco Boccia e Alessia Mosca, deputata ex responsabile lavoro esecutivo Pd. Il suo nome è entrato in lizza attraverso un lancio di agenzia dei giorni scorsi sulle “quote rosa” insieme a quelli di Irene Tinagli, la filosofa Michela Marzano per le Pari opportunità, l’ex direttrice della scuola sant’Anna di Pisa Maria Chiara Carrozza per l’Istruzione, e ancora la giornalista Milena Gabanelli e la deputata Paola De Micheli. Nella fretta sul Corriere si è trovato insieme a loro anche lo storico Miguel Gotor, considerato in lizza per i Beni culturali.
Tuttavia sono i centristi che vorrebbero il ministero dei Beni culturali per l’ex presidente del Fai Ilaria Borletti Buitoni; mentre il leader Mario Monti sarebbe bendisposto a traslocare alla Farnesina come ministro degli Esteri.
Per gli Interni tutti i media sostengono la conferma di Annamaria Cancellieri, attuale titolare del dicastero; ma dal Pd avanzano le quotazioni di Emanuele Fiano. Per il ministero della Giustizia si sono citati il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky. Ma nelle ultime ore in tutti i borsini è salita la quotazione del “giovane turco” Andrea Orlando. I due costituzionalisti, insieme a Stefano Rodotà, sarebbero invece tutti candidati validi per il ministero delle Riforme. Anche se si osserva che a Bersani non sarà facile trovare tutte figure esterne e di alto profilo per blandire i grillini. Per l’Agricoltura, ad esempio, si sono fatti i nomi di Carlo Petrini di Slow Food e Oscar Farinetti di Eataly, ma ambedue hanno espressamente escluso l’eventualità di accettare un incarico di governo. E sono in deciso a calo anche le quotazioni di Robertyo Saviano, Emma Bonino, Milena Gabbanelli.
Di sicuro, come osserva la Stampa, per ora ci sarebbe solo il fatto che “entrerà il consigliere più fidato di Bersani, il governatore dell’Emilia, Vasco Errani“, indicato sin da prima le elezioni come sottosegretario alla presidenza del consiglio nell’eventuale governo del leader Pd.