La Corte d'appello di Palermo ribadisce la pena della sentenza che era stata annullata dalla Cassazione nel marzo 2012. Richiesta di custodia del pg Patronaggio: "Pericolo di fuga". L'accusa: aver "rafforzato Cosa nostra" creando un "aggancio" con Silvio Berlusconi. L'ex senatore: "Il romanzo criminale continua"
Marcello Dell’Utri è stato condannato in appello a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo la sentenza, il procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio ha chiesto l’arresto, per pericolo di fuga, dell’ex senatore Pdl. La richiesta dovrà essere esaminata da un giudice, un passaggio di cui non si conoscono ancora i tempi.
I giudici della Corte d’Appello di Palermo hanno condannato Dell’Utri a 7 anni, accogliendo la richiesta dello stesso pg Patronaggio. “Speravo in un’altra sentenza, ma l’accetto” è stato il commento a caldo dell’ex senatore. Che poi ha aggiunto: “Il romanzo criminale continua…”. “Naturalmente speravo in un’assoluzione, ma sapevo anche che poteva essere una condanna. Ne prendo atto”. Le accuse potrebbero essere però prescritte se la Cassazione, che con ogni probabilità sarà chiamata a pronunciarsi di nuovo dall’imputato, non si pronunciasse entro il 2014. “Se arrivasse la prescrizione direi come Andreotti: sempre meglio di niente”, ha commentato.
Del tutto irrituale che la richiesta di arresto arrivi ai media prima che al gup che dovrà decidere se accettarla o respingerla, in tempi ancora non definiti. Dell’Utri non risultava rintracciabile dopo l’uscita della notizia. A Piazzapulita, il presidente del Senato ed ex Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha fatto notare che quando una richiesta di arresto viene resa pubblica prima della sua esecuzione, il destinatario di solito scappa. Ma d’altra parte, se Dell’Utri n0n scomparisse, il gup potrebbe dedurne la mancanza di pericolo di fuga, e quindi respingere la richiesta. Tanta basta a far sorgere i più disparati sospetti sulla fuga di notizie palermitana.
La nuova sentenza arriva dopo che la Corte di Cassazione, nel marzo 2012, aveva annullato il precedente giudizio d’appello, che si era concluso con la medesima condanna a sette anni. I giudici, però, aveva assolto Dell’Utri dai reati a lui contestati dal ’92 in poi. Nelle motivazioni, la Cassazione aveva sottolineato che il reato di concorso esterno a Cosa nostra era stato commesso certamente “fino al 1977”, mentre non lo aveva ritenuto provato per gli anni successivi. Nel verdetto di oggi, la Corte presieduta da Raimondo Lo Forti fa riferimento alla sentenza del Tribunale di primo grado che aveva condannato l’imputato a 9 anni e, vista l’assoluzione in appello ormai definitiva dei fatti successivi al ’92, determina la pena a 7 anni di carcere.
“Questa è una sentenza che rende giustizia a un lavoro molto impegnativo svolto, ci riteniamo soddisfatti”, ha commentato il pg Luigi Patronaggio, che oggi nelle ultime repliche in aule ha ribadito contro Dell’Utri l’accusa di aver “rafforzato” Cosa nostra creando un “aggancio” con Silvio Berlusconi. “Sostanzialmente la sentenza di condanna a 7 anni per Dell’Utri è una conferma della sentenza di secondo grado, è stata riconosciuta la responsabilità penale per il periodo che arriva fino al 1992. Dobbiamo leggere le motivazioni, poi le singole condotte che vengono ascritte al condannato”, ha aggiunto Patronaggio. E alla domanda se la Procura generale chiederà l’arresto dell’imputato, Patronaggio a caldo aveva replicato: “Questo non è dato sapere…”.
“Se mi dovessero assolvere non brinderò né festeggerò, sono vent’anni che soffro. Non c’è nulla da festeggiare”, aveva affermato Dell’Utri entrando nell’aula bunker di Palermo poco prima della sentenza. “Mi sembra che questa Corte d’Appello abbia esaminato con spirito molto serio e distaccato tutti gli atti”, ha proseguito Dell’Utri. “Se dovesse andar male, mi dovessero condannare non dirò che sono giudici comunisti”. Prima della lettura della sentenza, Dell’Utri è tornato sul caso Mangano. “Io non ho mai detto che Vittorio Mangano è un eroe, ho detto e lo ripeto anche oggi che Mangano è il mio eroe”. Eroe, ha precisato, “come nei romanzi russi, perché ho saputo che gli hanno detto che se mi avesse accusato non avrebbe più avuto problemi giudiziari”.