Una parte del ‘tesoro’ dei Rovelli, legato alla sentenza Imi Sir, sarebbe stato investito da Rita Rovelli, figlia del petroliere scomparso parecchi anni fa ed ex moglie di Francesco Bellavista Caltagirone, nell’acquisto e nella ristrutturazione di una villa ad Anacapri, già sequestrata dalla procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta su reati fiscali. Dagli accertamenti del pm di Milano, Roberto Pellicano, emerge che 8,5 milioni riconducibili alla provvista di Rita Rovelli, indagata per riciclaggio, sarebbero stati investiti attraverso Gabriele Carlo Bravi Tonossi, ritenuto il commercialista e fiduciario di Bellavista Caltagirone (estraneo all’inchiesta, ndr) e il suo collaboratore Giulio D’Onghia, nella villa nell’isola napoletana.
La sentenza incriminata risale al 1994: secondo i pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo la famiglia Rovelli comprò la sentenza decisiva a suon di bustarelle, dando incarico agli avvocati Cesare Previti, Attilio Pacifico e Giovanni Acampora di corrompere i giudici. Secondo l’accusa, la prova consisterebbe nella pioggia di miliardi che due anni dopo la sentenza venne versata sui conti esteri degli imputati: 21 miliardi a Previti, 33 miliardi a Pacifico e 13 miliardi ad Acampora. I giudici, in primo grado, diedero ragione ai pm. Sentenza poi confermata in appello e in Cassazione.
L’inchiesta milanese che coinvolge la Rovelli nasce da una segnalazione di operazioni sospette da parte della società milanese Obispo e arriva a ricostruire il profilo di Bravi Tonossi, finito ai domiciliari, e D’Onghia, indagato per riciclaggio. Secondo le stesse dichiarazioni del commercialista-fiduciario sarebbe lui ad aver gestito due trust di Rita Rovelli, di 56 milioni e 6,8 milioni circa, con sede nelle Isole Vergini Britanniche, i cui conti risultano versati in Svizzera presso la sede di una banca francese.
Questi soldi, secondo gli inquirenti, risultano legati alla ‘provvista’ di Rita Rovelli, denaro conseguente alla sentenza Imi Sir, e di cui si erano perse le tracce. Già indagata nel 2002 per riciclaggio, la Rovelli patteggiò la pena a 2 anni e 2 mesi. A incastrare la donna ci sarebbero anche alcune mail con cui avrebbe dato indicazioni sulla ristrutturazione della villa in via Boffe, già finita nell’inchiesta su Bellavista Caltagirone. Le indagini hanno ricostruito che il passaggio di denaro, anche attraverso i conti personali di D’Onghia, sarebbe avvenuto tra il 2006 e il 2011.